Tante volte abbiamo sperato di ritrovare la nostra cara Inter che ci faceva sobbalzare il cuore con giocate fantastiche e trame di gioco davvero apprezzabili. Tutto andava bene per alcune gare e poi, come d’incanto, la magia s’interrompeva. C’era qualcosa che eliminava quel velo di consapevolezza nei mezzi dei ragazzi; tante volte si sbagliava l’approccio alla gara, si macinava gioco, ma mancava quel giusto appiglio per completare quell’opera iniziata precedentemente. Si creava tantissimo, ma le realizzazioni tardavano a consolidare un risultato ampiamente nelle nostre corde. Ora la domanda nasce spontanea: sarà la volta buona? S’è voltato pagina decisamente, ma il nuovo corso si trascina dietro quella impossibilità d’essere costanti. Certo, abbiamo disputato delle gare degne e ben giocate, solo che talvolta il risultato non ci ha dato ragione né favorito. Nella fattispecie, quelle che gridano vendetta sono le gare contro squadre che hanno colori simili: non colorati. Ultimamente abbiamo inanellato tre vittorie, due in campionato e una in Champions, quindi speriamo sia la svolta perché questa squadra ha dimostrato di saper macinare gioco, anche se la pecca maggiore, che si trascina dietro da tempo, è quella di concretizzare molto meno di quanto crea con azioni d’insieme davvero belle. La notizia positiva è che almeno quest’anno abbiamo tanti giocatori utili alla causa, intercambiabili tra loro, anche se taluni sono ancora oggetti misteriosi. Chivu ha la possibilità di avere a disposizione giocatori adattabili al suo schema di gioco, che per carità continua con quello usato dal suo predecessore, con alcune novità, appunto, di cambiare l’ordine dei calciatori. Questa sua prerogativa deriva dalla possibilità di tenere tutti sulla corda con l’attenzione sempre alta, facendo una serie di rotazioni idonee per avere sempre un gioco attivo. Diversamente da quanto accadeva lo scorso anno, quando non si poteva prescindere da Lautaro oppure Thuram, quest’anno abbiamo 4 attaccanti, di nome e di fatto, utilissimi che danno il massimo quando chiamati in causa. Chivu dovrà entrare ancora maggiormente nella testa dei ragazzi con la prerogativa che se ci si accomoda in panca, ciò non significa una bocciatura; tutt’altro, è un modo significativo per avere tutti i ragazzi pronti alla partita. In terra sarda, i ragazzi hanno disputato una gara davvero sontuosa; se si prendono in considerazione le statistiche finali, mai il risultato è stato messo in discussione. E poi, ne vogliamo parlare del nostro “cucciolo”, quel Pio Francesco Esposito che è davvero una forza della natura, un caterpillar che di riffa o di raffa si fa valere di certo. Se consideriamo che è un giovanotto di belle speranze, con quella sua età ha tutto da migliorare, relazionandosi con campioni che fungono da tutor e possono consigliarlo al meglio. Abbiamo un brillante grezzo in rosa, da tenere custodito per bene; è il nostro futuro anche in funzione nazionale. Il nostro campionato inizia ora e dovremo fare tesoro degli errori commessi in agosto. Tutto sommato, siamo ancora in corsa; certo, rispetto a chi dovrà solo preoccuparsi di organizzarsi per una sola gara settimanale, noi avremo da compiere tanti altri sforzi, specie nelle due gare settimanali che si prospettano d’ora innanzi. Ma con la consapevolezza di avere una rosa assortita, possiamo farlo. Ultima annotazione: stando alle statistiche per chi ama snocciolarle, nonostante tutto, rispetto alla passata stagione, con le stesse gare di campionato disputate, ebbene abbiamo un punto in più. Vorrà significare pur qualcosa? Quindi fiducia a Chivu in maniera incondizionata; interista dentro, sono certo che saprà farsi valere e mettere in condizione questa squadra di esprimersi al meglio delle proprie possibilità. Crediamoci, siamo l’Inter e nulla c’è precluso! …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto
Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
Altro giro, altra corsa, così recita il famoso invito al divertimento dei signori delle giostre, nei parchi attrezzati per le fiere paesane. Anche S. Siro si sta attrezzando a simile iniziativa, anche perché il divertimento è assicurato, ma c’è anche un certo rammarico e un rischio che talvolta non è preventivato. Il rammarico di non saper chiudere le gare quando ne hai consapevolezza, quando si continua con un giro palla isterico anziché trovare lo spiraglio per concludere a rete, e poi c’è la conseguente e psicotica ingerenza nell’escludere che gli avversari, alla prima vera occasione, ti puniscano. Tutto qui il racconto, in sintesi, della gara di ieri sera al Meazza; c’è stato di tutto di quello che ho appena evidenziato. Tratti di bel gioco che, quando si sviluppa in maniera verticale, diventa davvero pericoloso; ne deriva la rete eseguita da Dimarco con l’assist di un portentoso Sucic, che anche ieri sera ha sfoderato numeri di alta classe per gli avversari. Forse il ragazzo croato non ha nel suo DNA la propensione alla difesa, ma con il tempo credo che questa sfaccettatura sparirà, divenendo un centrocampista completo. I ragazzi, nonostante tutto, nel corso del primo tempo, hanno creato ancora tante azioni non finalizzate per un non niente e per una mala sorte che ci ha sempre destinato alla sofferenza finale. Poi, come ci accade sovente nel tramonto della gara, è bastata una piccola leggerezza, una piccola fragilità dimostrata, che ha dato il là agli emiliani per intavolare una perentoria azione da rete con la conclusione finale di Cheddira. Fortunatamente, dopo un ripetuto dai e ridai tra i nostri e il portiere avversario, bellissima la parata su rovesciata di Pio Esposito, è stato il seguito del tiro di Carlos che ha trovato la giusta collocazione per il raddoppio. Oramai il refrain delle nostre gare lo sappiamo a memoria: giochiamo, creiamo, ma non concretizziamo. Ma non è certo l’imput e il pensiero accettato da Chivu; per cercare di sovvertire quell’idea passata, deve lavorarci con le sue idee nuove e più efficaci, cercando di eliminare nella mente dei vecchi giocatori quelle direttive che la squadra esegue quasi in automatico, ereditate dal quadriennio di era Inzaghi. Sarà molto difficile, ma il mister, che a volte appare spazientirsi in panca, deve riuscirci per il bene di una squadra che sa giocare a calcio e che, con il giusto equilibrio, può arrivare dove vuole. Questo è il mio punto di vista. Annotazione d’obbligo sul parco giocatori. La difesa con l’innesto di Akanji può dirsi sistemata, ma senza perdere d’occhio che se ci fossero defezioni importanti, allora sì che sarebbe dura apportare le opportune contromisure. A centrocampo c’è tanto di quel materiale umano che credo faccia invidia ai migliori club europei e non solo italiani, ma siamo tutti sicuri che siano all’altezza? Ne abbiamo visti all’opera pochi dei nuovi innesti, senza peraltro risultati apprezzabili; forse con il passare dei giorni e gli opportuni allenamenti saranno disponibili agli schemi del mister. Forse sto dicendo un’eresia, ma un Barella in quelle condizioni, lontano parente del “barellino” ammirato e amato qualche anno fa, si nota che s’è imborghesito; un po’ di panca non gli farebbe male. L’attacco, forse, è il reparto che è attrezzato meglio, con tutti uomini in grado di fare male concretamente alle difese avversarie. Anche ieri sera, per una questione di millimetri, Marcus Thuram non ha marcato nuovamente il cartellino, Con quel pallone calciato forse in maniera molto pulita, finito fuori di un’inezia. Quest’anno non dovremmo patire nello sguardo e nel cuore quando Inzaghi proponeva Arnautovic, Taremi o Correa; abbiamo quest’oggi quattro attaccanti di egual misura con la stessa voglia di far del male agli avversari. Certo, c’è la priorità dei primi della classe con il capitano Lautaro in combinata con il francese Marcus, ma anche i ragazzini terribili che dalla panca possono entrare non fanno dispiacere; anzi, possono capitalizzare al meglio le palle che i compagni gli affidano. Tutto sommato, come si dice in questi casi, il meglio deve ancora arrivare, anche se in tutte le gare sin qui disputate i ragazzi l’hanno fatto al meglio delle loro possibilità, con gioco a volte migliore degli avversari. Ma tant’è che il responso del campo è stato diverso, specie in salsa bianconera. Abbiamo perso ben sei punti contro due squadre non certo migliori, ma che hanno saputo sfruttare le nostre insicurezze, complici, a volte, anche da aiutini esterni, che nei casi specifici, almeno per loro, non va affatto male. Ora ci vuole una settimana per il prossimo impegno; è il momento giusto per mettere a punto i dettami che Chivu dovrà impartire ai ragazzi, facendo di questa squadra quel diamante attualmente allo stato grezzo, che dovrà brillare di luce propria! …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto
Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
Credo che realmente, per raccontare ciò che è accaduto sabato pomeriggio allo Stadium di Torino, non ci sia una spiegazione logica. Contrariamente ad altre gare, m’è piaciuto l’approccio mentale, che è stato costante per tutta la gara; s’è visto e avvertito che i ragazzi volevano far risultato e, per come si stava evolvendo la gara, si stava avverando. Ma, come accade in queste circostanze, i fattori esterni hanno contribuito a una vittoria che i non colorati torinesi non hanno per niente meritato. Tirando le somme, la gara l’hanno fatta i ragazzi e si sono fatti infilare da situazioni che avrebbero potuto controllare benissimo, con più attenzione e magari un po’ di cattiveria in più. I mancati recuperi di Calhanoglu sul connazionale in occasione della rete del raddoppio bianconero e poi l’errata posizione, senza peraltro possibilità di recupero di Akanji, hanno determinato la rete del vantaggio. La cosa che mi è piaciuta è stata la veemente reazione: hanno prima pareggiato con Calhanoglu e poi, nella ripresa, s’è ribaltato il risultato sul 3 a 2, è stata la gara della svolta del turco? Speriamo di sì. Non è possibile che tutti i giornalai esaltino i non colorati con un gioco espressamente di rimessa, tipico di una provinciale, sapendo gestire le ripartenze, ma è altresì vero che di azioni manovrate se ne sono viste ben poche, cosa che i nostri hanno dimostrato per tutto l’arco della gara. Perdere una gara dove anche il pareggio sarebbe stato ingiusto è davvero innaturale, tant’è che purtroppo è quanto accaduto sabato scorso. Ora si cercano i capri espiatori da fare fuori; mi chiedo però perché in società non si siano fatti un esame di coscienza. Hanno creato una squadra che continua ad arraspare, che paga la condizione fisica non proprio ottimale, con persone che, in là con gli anni, arrancano e si denota in campo. Ritengo che si debba fare una vera e propria rivoluzione; oramai il prossimo anno, non credo che a gennaio ci possa essere una rivoluzione in tal senso, dobbiamo ancora una volta doverci sorbire persone che cercano di lottare contro i propri limiti; per carità, nulla da dire, ma ci vuole ben altro per essere competitivi. Questi tre punti si potevano portare a casa, non dico agevolmente, ma quasi, vista la pochezza della squadra avversaria. Da tutto ciò deriva anche la considerazione che, quando hai la possibilità di fare del male agli odiati avversari e non ci riesci, allora c’è qualcosa che va oltre l’umana comprensione. Io non vorrei dire una bestialità, ma secondo me la formazione che deve scendere in campo viene imposta a Chivu. Spero vivamente di sbagliarmi, ma ritengo che non può e non deve giocare un calciatore, seppure il capitano, dopo aver fatto un volo transoceanico con impegni con la nazionale in località che ti tolgono il fiato; giocandoci, e tu che fai lo proponi da titolare? E poi vedere Mkhitaryan che passeggia in campo, Barella che è sempre pronto a protestare con tutto e tutti, denota che non è sereno. E poi, atto dolente, la difesa. Da qualche anno stiamo diventando l’allegra brigata; anche lo stesso Bastoni non assicura quella sicurezza degli anni passati. Ma di un Sommer che si fa bucare da due tiri da 30 metri, ne vogliamo parlare? Se voleva andare via come altri in rosa, perché trattenerli? Chivu si deve rendere conto che deve dare una svolta al suo ruolo di allenatore e valutare con occhio sereno chi deve stare in campo e chi deve accomodarsi in panchina, in maniera autoritaria e senza alcun tipo di ripensamento. Tanto, se paga, è solo lui il responsabile; deve rendersi conto che non deve far intervenire fattori esterni alle sue decisioni. Non voglio per niente accennare a tutto il patrimonio di giovani che sono stati acquistati per abbassare la media di età, ma se non li fai giocare, come possiamo valutarli? Ultima nota dolente: arbitraggi! Anche ieri ci sono state delle situazioni cervellotiche. Non mi piace porre l’appunto su presunti torti o altro, ma quando perdi una gara al 93esimo per una rete viziata da un falletto, come dicono i saccenti pallonari, ma io vorrei sapere: per essere fallo da fischiare si deve rischiare l’amputazione oppure deve scorrere sangue vivo? Se è fallo, è fallo; non ci sono altre alternative, tant’è che il direttore di gara aveva il fischietto in bocca per fischiare il fallo su Bonny e poi? S’è rinsavito? Certo, fischiare annullando un bel goal sarebbe stato lesa maestà per i non colorati, mentre per noi normale amministrazione. Non voglio, per carità, attaccarmi a queste condizioni, ma quando ti capitano due episodi nelle ultime due giornate, qualcosa sta accadendo. Sicuramente si potrebbe dire che chi si attacca a questi discorsi è l’alibi preferito dei perdenti, ma vorrei capire: se fosse accaduto a parti invertite, tutti avrebbero inneggiato alla Marotta league. Abbiamo le spalle larghe, consapevoli che la svolta ci deve esserci a partire da martedì in Champions. Noi siamo l’Inter e giochiamo senza alcun timore, consapevoli che abbiamo la forza e il carattere giusto per risollevarci! …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto
Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
La cinquina illusoria realizzata contro un modesto Torino ci aveva fatto intendere che quest’anno la squadra avrebbe compiuto un tragitto fatto di un gioco più confacente a una squadra di rango, con una manifesta superiorità che si sarebbe dovuta vedere a priori; invece, è bastato un team ben organizzato, tosto e fisico a metterci in difficoltà. Gli aspetti negativi si sono registrati subito: perdevamo le cosiddette seconde palle e non riuscivamo a essere lineari nei passaggi; a tratti s’è rivista quella squadra cara a Inzaghi, quel tic-toc odioso che non porta da nessuna parte. È cervellotico questo passo indietro, nei termini e nei modi in cui s’è verificato in un primo tempo dove abbiamo fatto tutto noi: davvero assurdo! In un’unica occasione s’è visto quello spirito combattivo dimostrato nella prima gara, con passaggi diretti sfociati nella rete di Dumfries, che ha insaccato con un tap-in facile, facile. Già l’olandese, che davvero è croce e delizia di questa squadra, non riesce ad incidere e ne combina sempre una delle sue. Il rigore assegnato per un fallo di mano è da regolamento, si sa dallo scorso anno, ma chiedo a chi di competenza: come fa un calciatore a saltare con le mani dietro la schiena? Dovrebbero spiegarlo in una posizione defilata che non poteva nuocere a nessuno. Ora, queste sono situazioni in cui fare attenzione; per le prossime volte non vorrei che a pagarla sia sempre e solo l’Inter, com’è successo lo scorso anno con Darmian. Altro giocatore che è fuori dagli schemi è il tedesco Bisseck, un cavallo pazzo che non ha il minimo senso del gioco. Come può un difensore retrocedere e far avanzare l’avversario, lasciandogli l’intero specchio della porta per calciare? Non è assolutamente possibile un simile errore di chi gioca in Serie A. Vorrei fare una domanda a Marotta: se una squadra inglese ti offre 32 milioni di euro per acquistare questo giocatore, perché ti rifiuti? Io l’avrei portato, anzi l’avrei accompagnato in macchina, e con quei soldi davvero avrei preso un centrale difensivo. Altra domanda: perché poi è stato acquistato un altro centrocampista, in un reparto già in surplus? Aveva senso? Sono stati spesi tanti soldi in maniera davvero poco oculata, e non crediamo che il budget imposto dal fondo fosse irrisorio; con gli oltre 100 e passa milioni spesi si poteva fare una campagna acquisti mirata e ben precisa. Invece si è dato sfogo ai giornalai di pressioni su giocatori che magari non interessavano, ma in tal caso ci doveva essere l’opportuna smentita senza creare nel tifoso la certezza di una rosa ben rinforzata. Invece si è sempre con la stessa squadra, che ha purtroppo un anno in più, quindi non lamentiamoci se poi vedremo ancora delle gare come quella di ieri sera. Ritengo poi che se si continua così, credo che, anzi ne sono certo, che a Natale saremo fuori dai giochi. La nostra disillusione deriva dall’incapacità della società di acquistare quello che serve in seno a una squadra logora e senza motivazioni. Bisogna avere una certa coerenza e affermare che quest’anno la squadra è questa e lottiamo per un piazzamento onorevole nei primi quattro. Inutile inorgoglirsi se i presunti saccenti e giornalai ci annoverano tra le squadre che ambiscono al titolo; ci vuole ben altro. Tutti gli altri club si stanno rinforzando, e aggiungerei alla grande, con acquisti di un certo tipo, che sono utili alla causa proposta per il campionato, su tutti i cuginastri, ma anche i partenopei, per non parlare dei non colorati. Il nostro immobilismo mi fa davvero paura nel non vedere le falle che ha questa squadra. Certo, il secondo tempo di ieri aveva fatto ben sperare in un ribaltamento del risultato, ma è stato davvero complicato, con quegli armadi friulani che non hanno fatto passare neanche una mosca, ribattendo ogni tentativo di raggiungere neanche il pareggio che a conti fatti non avrebbe cambiato nulla, però almeno non avevamo perso onore e gloria. Concludo con un mio pensiero: spero che a conti fatti si cerchi di trovare la quadratura di un cerchio che, allo stato attuale, è davvero dura da realizzare. Così non si può andare avanti cercando d’intervenire a gennaio per un mercato riparatorio che risulterebbe davvero inutile per le nostre sorti. Io sono dell’opinione che una squadra va formata prima del ritiro precampionato; inutile tergiversare: se devi acquistare un calciatore, devi intervenire prontamente, senza se e ma, cercando di risparmiare. Quello lo si fa dal pizzicagnolo dietro l’angolo e non per una società come l’Inter: a buon intenditor…Amala!!!!
Antonio Dibenedetto
Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
Dopo le scorie di una stagione esaltante, sino a un certo punto, che tristemente è sfociata, come tutti, purtroppo sappiamo, era il caso di ripartire, sicuramente voltare pagina su chi ha preferito i milioni alla possibilità di rendersi ancora più grande di quello che aveva fatto sinora. Tutti lo hanno osannato, anche io in parte, per quello che ha fatto a Milano, sponda Inter, ma razionalmente posso affermare anche quello che ci ha fatto perdere. È impensabile se il pensiero va alla finale di Champions persa malamente contro il PSG e dopo quello che è trapelato negli spogliatoi, a detta di chi ne sa di più, che aveva provato a portarsi in Arabia alcuni dei pilastri della nostra squadra. Non abbiamo la riprova, tant’è che a pensar male si fa peccato, ma talvolta ci si azzecca. E poi la società sapeva del suo interesse, avvalorato da fonti attendibili, di frequenti viaggi del figlio e della moglie in cerca di scuole per i figli, ben quattro mesi prima del suo addio. Ritengo comunque che bisogna anche considerare i tanti trofei lasciati per strada nei suoi quattro anni di gestione nerazzurra, con talune scelte cervellotiche che erano proprie del suo DNA. Abbiamo pure visto, ad onor del vero, giocare la squadra magnificamente e in altre occasioni in maniera davvero mediocre, salvata solo dalla classe di qualcuno in rosa. Sono scelte personali che vanno fatte in tutta tranquillità e con un minimo di spiegazione; questo almeno il popolo nerazzurro se lo meritava. E se poi lui ha scelto altro, forse avevano ragione le persone di una certa età che sostenevano: “Il tanto danaro fa riacquistare la vista anche ai ciechi!” (Inzaghi docet, premettendo che lui non aveva un contratto alla fame, giusto per intenderci.) Questa piccola appendice, permettetemelo, era un peso che avevo sullo stomaco e dovevo liberarmene sin da maggio. Ma non tutto è oro ciò che luccica; dopo quello scellerato addio, tutto è coinciso con il valzer degli allenatori, con un calciomercato di seconda linea, ma con acquisti mirati, a detta di chi capisce di calcio. Ci siamo strappati le vesti per il mancato arrivo di Lookman, ostaggio dei Percassi, a cui abbiamo dato un buon giocatore, certo facendo una buonissima plusvalenza, ma non abbiamo ancora fatto gli interventi che necessita questa squadra: un puntello difensivo d’eccellenza. Tanti giornalai hanno ricamato su frustrazioni di acquisti non concretizzati, di chi arriva e di chi parte; tant’è che quando c’è di mezzo l’Inter, tutti si ergono a protagonisti e intenditori di quel calcio che, secondo me, non conoscono affatto. Da statistiche, la rosa è ringiovanita ulteriormente, ma non nei punti cardine; ci vuole un intervento preciso, almeno nel centrale difensivo. Non si può continuare con Acerbi (37 anni) e de Vrij (33 anni), e che dire di Mkhitaryan (36 anni) Con tutto il bene di questo mondo, ma se arriva qualche acciacco, siamo nei guai. Quindi non si può partire con loro titolari, anche se la loro presenza in campo s’avverte: ma fino a quando? Lasciamo perdere e occupiamoci di un altro nervo scoperto: la questione allenatore! Tutti hanno storto il naso alla scelta di Chivu, interista doc che da oltre 25 anni respira aria nerazzurra. Certo, ha pochissima esperienza da allenatore di massima serie, ma ritengo che se non inizia, come può fare esperienza? Aspettiamo fiduciosi e non buttiamo la croce addosso a chi ci mette la faccia in ogni occasione; la sua calma è la sua virtù principale. Per una volta fidiamoci. Di chi invece inizio a dubitare sono i responsabili di mercato, la cui inoperosità mi fa davvero tremare. Manca una settimana e aspettiamo notizie sperando siano liete. Della gara di ieri sera non c’è molto da dire; dinanzi avevamo un Toro che pareva davvero una sorta di vitellino da latte, come recitava quella pubblicità: ci è piaciuto vincere facile! La cosa che mi è piaciuta è stata la condizione fisica; hanno corso tantissimo, tra i quali il capitano che era ovunque e Thuram che era davvero imprendibile, tutto sul pezzo. Ma quello che più mi ha impressionato è stato Sucic, gran bel giocatore che ha fatto davvero la differenza, dispensando passaggi precisi. Fantastico è stato il no-look per Marcus che l’ha mandato in rete. Davvero un bell’acquisto; le premesse sono ottime, vedremo nel proseguo. Ora domenica abbiamo un’altra gara casalinga contro l’Udinese, poi ci sarà una sosta che non mi piace affatto. Al rientro faremo visita ai non colorati; speriamo di riavere l’organico in tempo da poter preparare a dovere quell’importante impegno. Certo che i calendari oramai non hanno più un nesso logico; è vero che bisogna incontrare tutti, ma ci vuole un po’ di sano e razionale criterio. È vero che chi ben comincia è a metà dell’opera, però voglio sottolineare la voglia dei ragazzi di sovvertire quel risultato che ci ha condizionato un’intera estate. La manita restituita non certo al PSG, ma a una squadra che ha provato a metterci in difficoltà, non riuscendoci per il nostro vigore dimostrato e voglia di giocare: va bene così, forza ragazzi! …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto
Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.