La domenica di un tardo pomeriggio di dicembre ci poteva dare la possibilità di conquistare la vetta del massimo campionato di Serie A, perché vincendo a Genova e complice la sconfitta dei campioni d’Italia e il pareggio casalingo dei cuginastri, tutto pareva essere alla nostra portata. Sulla carta tutto regolare e facile da dire, ma bisognava vincere a Genova, contro una squadra che, specie in casa, è un assoluto fortino, con un tifo indiavolato da mettere i brividi. E poi, da quando è subentrato Daniele De Rossi, la squadra gioca davvero bene. Tranne i primissimi minuti della contesa, i ragazzi hanno iniziato a sciorinare un gioco bellissimo e propositivo; da grande squadra l’hanno protratto per oltre un’ora, trovando una bellissima rete con Bisseck. Piccolo inciso: l’ha davvero mirato quell’angolo, spero di sì, ma tant’è che la squadra è passata in vantaggio. Contrariamente ad altre volte, non s’è fermata; anzi, ha pigiato ancora maggiormente sull’acceleratore con trame di gioco davvero da far vedere alle scuole calcio. In una di queste è arrivato il meritato raddoppio con un Lautaro mai come in questo periodo davvero ispirato, centrando l’ottavo centro in campionato e consolidandosi come il “Picici” dei goleador, facendo prevalere la sua fame atavica di reti, che non si sazia mai, su ogni pallone che gli capita tra i piedi. In questo contesto, m’è piaciuto particolarmente come si integra in quella coppia che fa con il ragazzone Pio Esposito; si completano e il raggio d’azione del “toro di Bahia Blanca” appare più ampio, trovando sempre più palle da giocare. La cosa che non mi è piaciuta della gara di ieri è stata la rete subita, perché ci siamo fatti trovare sguarniti su un contropiede, la cui ripartenza è avvenuta dall’area genoana con un lancio preciso sugli avanti del grifone, con i nostri difensori che non hanno accorciato, lasciando al centravanti avversario, in questo contesto davvero bravo a portarsi in avanti il pallone di tacco, in questo modo s’è scrollato di dosso gli avversari e indisturbato ha saltato il portiere e insaccato la palla in rete. Tutto molto bello, per carità, ma le colpe per la rete subita vanno distribuite tra Akanji e la scarsa reattività di Sommer, che è rimasto colpevolmente in porta; a mio modesto parere, poteva far meglio valutando magari un’uscita bassa, dal momento che ha visto lo sviluppo dell’azione e di conseguenza essere più reattivo. Con questo non voglio mettere alla gogna il portiere svizzero, ma un po’ tutti potevano far meglio, anche perché incassando la rete abbiamo prestato il fianco all’entusiasmo ligure che, con veemenza ma con poco costrutto, ha ripreso vigoria in cerca di un pareggio che per noi poteva sapere di beffa, se non altro per la gara che abbiamo disputato sino a quel momento. Fortunatamente in panchina abbiamo chi sa di calcio e ha prontamente adottato le varie contromosse, con cambi mirati, evitando di lasciare spazi agli avversari. Tutto sommato, di veri e propri pericoli e interventi straordinari del portiere negli ultimi dieci/quindici minuti non ce ne sono stati, così la partita è scivolata verso la fine naturale che avevamo prospettato, e con un certo grado di apprensione che potevamo evitarci se si fosse segnata un’altra rete. Ma va bene così; la cosa importante erano i tre punti e aver disputato, in buona sostanza, una bellissima gara, ripeto, per oltre settanta minuti. Sappiamo che la vetta potrebbe rappresentare un traguardo effimero al momento, visto l’andamento di questo campionato sempre più appiattito, senza un battistrada che al momento fa la differenza, ma va bene così; c’è altro da fare e ne siamo pienamente consapevoli. Ora ci attende il primo trofeo messo in palio, la Supercoppa Italiana, ancora una volta al caldo dei paesi arabi, cercando di sovvertire quello che accadde lo scorso anno. Sappiamo tutti come andò; in un certo senso, fu la madre di quelle sconfitte che abbiamo subito immeritatamente, ma che, in controaltare, diede lustro a chi non ha ritenuto importante questo trofeo, a loro dire, ma che ha però salvato la loro fallimentare stagione. Speriamo solo che quest’anno la sorte ci arrida, con i direttori di gara consapevoli di quello che dirigono, senza prestare il fianco a critiche e piagnistei, ma sapendo che tutti vogliono vincere, e solo una squadra potrà alzare la coppa. Noi dovremo essere pronti ed essere noi stessi, senza alcun rimpianto, giocando come sappiamo; solo in questo modo potremo tornare a casa con qualcosa di positivo! …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto
Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
Fantastici, forse è l’unico aggettivo che inquadra alla perfezione la prestazione dei ragazzi in un sabato pomeriggio, non qualunque, perché tutti i saccenti pallonari credevano che al cospetto di una squadra, quella lariana, avremmo ceduto punti. Invece, i ragazzi hanno tirato fuori una prestazione maiuscola, da grande squadra qual è l’Inter, che ha saputo soffrire quando, specie nella partenza del secondo tempo, i ragazzotti di Fabregas hanno cercato di spaventarci; forse ci stavano riuscendo con una certa complicità del nostro portiere, ma tant’è che poi è venuta fuori la classe e il gioco di un’Inter mai doma, che quando vuole un risultato cerca di ottenerlo con un insieme che fa lustrare gli occhi per i movimenti e per il gioco spettacolare che producono. Se solo dopo venti secondi c’è voluto un recupero del centrale comense per evitare una rete in pallonetto di Lautaro e, dopo pochi altri giri di lancette, c’è voluta una splendida parata di Butez, stile calcio a cinque, per evitare la rete certa di Barella. Eravamo solo al secondo minuto, ma già nell’aria si avvertiva il presagio di quello che sarebbe stato il risultato finale, davvero eclatante per il popolo nerazzurro. Il primo tempo si concludeva con un netto predominio nerazzurro, mentre il Como, non pervenuto, non sembrava la stessa squadra sparacchio per i più; questi ragazzotti non lesinano impegno e gioco, ma contro quest’Inter nulla hanno potuto. La ripresa, per un certo periodo, è stata ad appannaggio dei lariani, ma com’è nel DNA di una grande squadra, i ragazzi hanno sofferto sicuramente per alcuni tratti iniziali della ripresa, ma hanno sempre ribattuto colpo su colpo e trovato sempre nel gioco l’ispirazione con ripartenze davvero letali, cercando sempre il coinvolgimento di tutti, giocando da squadra senza che prevalesse il singolo, con aperture davvero spettacolari e contropiedi fantastici. Forse in questa gara s’è visto un giocatore, oggetto misterioso sinora, che ha fatto vedere di quello che è capace giocando in tranquillità, come Diof la scorsa gara. Abbiamo apprezzato delle belle giocate di Luis Enrique, specie quando al decimo ha fatto una bella sgroppata, dopo uno scambio, e con un bel dribbling ha servito un bel “pasticcino” per Lautaro che ha gradito e segnato. Ma non è tutto qui; sino a quando è stato in campo ha giocato con intensità e voglia e nella ripresa ha sfornato un altro bell’assist per Lautaro, che questa volta s’è divorato. Ieri sera non c’è stato giocatore sotto la sufficienza, forse il solo Sommer, per le sue sciagurate indecisioni; per il resto, tutti sugli scudi di una forbice che va dal 6,5 al 7,5. Credo che i tifosi assiepati sugli spalti abbiano vissuto un pomeriggio di grande calcio, con un entusiasmo che è andato oltre il terzo anello, diciamo che tutto quello che s’è vissuto e visto in campo è valso il prezzo del biglietto. Forse non c’è bisogno di rimarcarlo, ma questa squadra, quando gioca in questo modo, davvero non ce n’è per nessuno, e non lo dico solo dopo questa partita; è dall’inizio che i ragazzi sfornano prestazioni che sono sopra le righe e, anche quando non siamo riusciti a vincere, il gioco è sempre stato migliore dell’avversario. Vuoi per la scarsa vena realizzativa, vuoi per le prodezze del portiere avversario, abbiamo raccolto meno di quanto meritavamo. L’Inter non ha mezzi termini in campionato: 9 vittorie e 4 sconfitte; il pari non è nel nostro carattere: o tutto oppure niente. Credo che tutto prevalga dalla convinzione che i ragazzi sappiano il loro reale valore; in campo si divertono e, con il sorriso, sono tutti propensi al risultato finale, l’unico che è più confacente: la vittoria! Ora, piccola riflessione: ci attende una gara che potrebbe dare il là, in maniera seria e concreta, verso il passaggio al turno successivo della Champions. Ospiteremo il Liverpool, che in Premier non sta ottenendo i risultati sperati, ben sei sconfitte e il nono posto in classifica, mentre anche in Europa avviene una situazione analoga, essendo al tredicesimo posto con nove punti. Queste sono solo statistiche; l’organico degli inglesi è di primissimo piano. Tocca a noi giocare con lo stesso entusiasmo e voglia, perché, giocando come sappiamo e da squadra, gli inglesi troveranno terreno ostile per le loro ambizioni. Mai come in questo momento abbiamo la necessità e la voglia di far vedere di che pasta è fatto lo scacchiere nerazzurro. Forza ragazzi, fateci sognare! …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto
Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.
Forse quest’affermazione l’ho già pronunciata in altre circostanze, ma come allora ribadisco che talvolta bisogna essere meno belli da vedere, ma allo stesso modo bisogna essere più concreti. Sono queste le gare che si vincono con la passione di chi vuole il risultato prima di ogni cosa; è il credo di taluni allenatori il cui dogma è il corto muso a discapito dello spettacolo e del bel gioco. Dovremo anche noi rientrare talvolta in questa condizione, se vogliamo rientrare in una corsa che, ritengo sia confusionaria. Sino alla fine, vedrà un gruppone a giocarsi lo scudetto. Non c’è una squadra battistrada sinora; tutte lì raggruppate. Direi che questo è un bene per la competitività del campionato, ma è altresì vero che, non essendo, almeno nei numeri, una squadra superiore alle altre, tutte sono in gioco. La gara di ieri ci ha confermato che oramai tutte le squadre conoscono il nostro gioco, quindi in campo si posizionano a specchio con noi; con motivazioni diverse e con cattiveria cercano di prevalere. Anche ieri un bel Pisa, che in passato ha fatto soffrire le altre squadre di testa, ha disputato una gara gagliarda, fatta di pressing, cercando di annichilire le nostre fonti di gioco. Certo, bloccando Calhanoglu, è presto fatto, anche se ribadisco che non è lucidissimo in questo momento. In un centrocampo sofferente, viene spesso preso d’assalto dagli avversari che gli rubano il pallone, effettuando delle ripartenze che a volte possono divenire letali. Comunque, i ragazzi hanno disputato un’onesta gara, non certo spumeggiante come le ultime due, che però non hanno portato i punti che sicuramente meritavamo; ma almeno stavolta il punteggio pieno è stato meritato e alla nostra portata. Chivu deve essere bravo a valorizzare certi giocatori, magari cercando di far tirare il fiato a chi sta giocando con assiduità da parecchio. Ora c’è la gara di Coppa Italia mercoledì contro il Venezia; è la volta buona per proporre una squadra rinnovata, cercando di fare di necessità virtù e dare minuti a chi ne ha avuti meno. Ieri ha avuto la consapevolezza che questa squadra non ha una punta che riempie l’area di rigore; non lo sono né Thuram né Lautaro. Non scopro l’acqua calda se affermo che con l’ingresso di Pio Esposito tutto è andato meglio e Lautaro ha trovato due reti delle sue, di precisione e di rapina, come un goleador sa fare. Con questo non voglio dire che bisogna relegare in panchina Thuram; per carità, è un grandissimo giocatore e sta ritrovando la forma migliore, ma al momento la squadra non ha punti di riferimento. Magari è un bene, ma il nostro gioco lo si conosce e gli avversari prendono le contromisure, disinnescando le nostre doti offensive. Ritengo che anche ieri c’è stata l’ennesima bocciatura per Luis Enrique; il brasiliano appare un pesce fuor d’acqua nel nostro scacchiere, non punge né tanto meno si propone, un Dumfries di prima maniera. Ma per quello che è stato pagato, a mio modo di vedere, è un bluff, gettando all’aria ben venticinque milioni. Di altra natura spero sia il francesino Diuff, che nei pochi minuti in cui è stato impegnato ha fatto intravedere qualcosa di positivo. Ora spero che mercoledì Chivu gli dia una chance con altri giocatori che hanno giocato meno, e sperando che il buon senso di Frattesi prevalga sull’apatia in cui versa, perché se non gioca deve prendersela esclusivamente con se stesso. Di occasioni ne ha avute, ma tutte fallite sinora; può e deve fare molto di più, con una responsabilità unica nel credere che giocare per l’Inter non può bastare il compitino; ci vuole ben altro, qualità che lui ha nelle sue corde. Credo sia giusto far riposare alcuni titolari, almeno per gran parte della gara, anche perché all’orizzonte ci sono due gare impegnative. La prima, sabato prossimo, contro quel Como sempre più rivelazione, con un organico di primissimo piano, giovanotti che giocano davvero con un insieme in velocità e spregiudicatezza tipica della loro giovane età. Poi, nel martedì di Champions, ci farà visita una squadra inglese, il Liverpool, che attualmente non sta attraversando un buon momento, ma sono sempre squadre da prendere con le molle. Una vittoria ci darebbe il là per essere fiduciosi nel passaggio del turno, che al momento può essere compromesso in considerazione del punto perso, in maniera assurda, a Madrid contro l’Atletico, che ha ricevuto in anticipo il regalo di Natale. Tutto sommato, abbiamo le nostre carte da giocare e dovremo saper giocare con il massimo impegno, perché si sta approssimando un giro di boa definitivo per le nostre sorti. Dovremo essere vigili e pronti per continuare in quel sogno di gloria che nessuno ci può cancellare: siamo noi gli artefici della nostra fortuna! …Amala!!!!
Antonio Dibenedetto Vivere con questi colori nel cuore è stato da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.