Posts made in Ottobre, 2025


La certezza di una svolta!


Scritto Da il 30/Ott/2025

La certezza di una svolta!

Nella serata di fine ottobre, complice quella leggera pioggerellina che veniva giù dal cielo milanese, si avvertiva la sintomatica voglia di rivalsa dei ragazzi, non contro i gigliati, per carità, ma contro le disparità e ingiustizie perpetrate sinora, con una disparità di trattamento senza eguali. Pareva che quelle goccioline volessero quasi far sciogliere di dosso ai nostri ragazzi l’amarezza e le scorie accumulate nella serataccia di Napoli. Una sconfitta che non pregiudica nulla del nostro campionato; noi ci siamo e lotteremo per guadagnarci quello che ci meritiamo, ma l’unica certezza è che dovremo farlo con i nostri mezzi, tanto non ci regala nulla nessuno, anche se qualcuno continua nel suo cervellotico incedere in accuse senza alcun fondamento, tutt’altro. Noi lo conosciamo, il parruccone; il suo continuo lamento è un atto di accusa verso chi detiene, secondo lui, i poteri forti, ma sotto sotto le sue dichiarazioni ai quattro venti sono a ricevere una protezione e una quasi immunità verso chi giudica, sia in campo che fuori. Ma lasciamo perdere ciò che pensa colui che è sempre stato e sempre lo sarà in malafede; pensiamo ai nostri problemi senza preoccuparci di quelli altrui. L’unico inciso che mi piace rimarcare è l’assoluta sportività di giudizio del nostro mister. Chivu è una grandissima persona sotto il profilo umano e si sta rivelando anche un ottimo tecnico, tant’è che la squadra gioca un bel calcio e lui non ha mai ritenuto opportuno, in conferenza stampa, addossare colpe ad altri per una sconfitta: chapeau, mister! Veniamo alla gara di ieri sera: sin dal primo tempo, i ragazzi hanno interpretato al meglio l’incontro, non concedendo nulla agli avversari, se non alla fine della prima frazione. Da registrare due belle parate di De Gea con un’azione continua dei nostri ragazzi, per cercare di sbloccare il risultato, senza riuscirci ma non per demerito nostro; è giusto rimarcarlo. Ripresa di tutt’altra natura. L’Inter è entrata in campo con altro piglio, con determinazione per cercare di sbloccare la gara, però ha dovuto scontrarsi con un De Gea davvero bravo che con forza ha detto di no, prima a Dumfries e poi a Bisseck. Ma la rete era nell’aria; c’è voluto un bel tiro dal limite del “sultano” Calhanoglu che ha sbloccato di fatto la gara. I ragazzi hanno poi continuato a macinare gioco sino alla magistrale rete del ragazzo croato, davvero bellissima, con uno slalom nel cuore dell’area fiorentina, saltando i giocatori avversari come paletti, quasi meglio delle discese che faceva Stenmark: tutti in piedi, applausi per il ragazzo che è dotato di una classe immensa! In una serata del tutto tranquilla, ci sono stati taluni episodi che non hanno ricevuto il dovuto trattamento. Il mio riferimento è a una cintura tipo wrestling che ha subito Esposito nel secondo tempo, del tutto gratuita e con una valutazione davvero cervellotica. Non mi riferisco al solo arbitro, ma anche al tempo che il VAR si è preso per decidere. Decisione del tutto sbagliata, perché il rigore era solare e solo questi signori hanno deciso il contrario. L’arbitro era posizionato benissimo e poteva decidere da solo, ma tant’è che dopo ben tre minuti hanno ripreso il gioco con un nulla di fatto. Chissà se fosse capitato al nostro caro “amico parruccone” come sarebbero venuti in mente i suoi tanto decantati retropensieri. In questi casi, però, mi piace sottolineare che non vi è assolutamente uniformità di giudizio e, come diceva quel tale romano: “a chi je tocca nun s’è ngrugna.” Fortunatamente i ragazzi hanno continuato a giocare, sciorinando davvero delle belle trame d’insieme e su una di queste è scaturito l’assist di Lautaro per Bonny che è stato steso in area con la conseguente espulsione del giocatore gigliato e il sacrosanto rigore, che non poteva non essere assegnato. Ma in questi casi a noi tocca di tutto senza peraltro meravigliarci del contrario. Sul dischetto si presenta “sentenza Calha” che arrotonda il risultato e consolida la sua prestazione con una bellissima doppietta, cosa volere di più? Nulla, vogliamo che questi ragazzi giochino come sanno, senza che fattori esterni interferiscano negativamente nella nostra gara, non abbiamo bisogno di nessuno sappiamo il nostro valore e quello che possiamo dare per noi e i nostri tifosi. Ora l’attenzione è tutta rivolta al lunch-match di domenica 2 novembre in terra veneta contro l’Hellas Verona. Bisogna essere coerenti: possiamo essere noi i fautori del nostro destino. La nostra forza è la coesione di squadra e in queste giornate è venuta fuori in tutta la sua massima espressione. Fautore principe è stato Chivu, che è riuscito ad entrare nella mente dei ragazzi, facendo capire che bisogna lottare su ogni pallone e giocare con naturalezza. Così facendo, i risultati verranno certamente. Ripartiamo da quanto di buono è stato fatto, con la consapevolezza che l’Inter è fatto di uomini, iniziando dalla panchina, prima che di buoni e grandi giocatori. Nulla ci è precluso giocando come sappiamo da squadra! …Amala!!!!

Antonio Dibenedetto 

Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.

Leggi Tutto

Dov’è il regolamento?


Scritto Da il 27/Ott/2025

Dov’è il regolamento?

Ennesimo fatto strano che ci colpisce con sentenze e motivazioni che ci penalizzano ulteriormente; tutto ciò mi fa davvero pensare che il regolamento del gioco del calcio venga applicato in modo assistenziale, non è uguale per tutte le squadre che partecipano al campionato. Con l’episodio di sabato sera, davvero assurdo, sono ben tre le macchie e relative sconfitte che ci portiamo addosso, direi in maniera del tutto immeritata. Dopo solo otto giornate siamo qui a leccarci le ferite per “orrori” arbitrali di una classe di direttori di gara davvero inefficienti e il capo massimo cosa fa? Ci indora la pillola con motivazioni che paiono darci ragione, certo, ma oramai il danno è procurato in maniera irreversibile e cosa ci facciamo delle scuse di Rocchi? Un bel niente. Piccolo excursus. Seconda giornata: rigore concesso all’Udinese per un presunto fallo di mano di Dumfries, con il braccio che compie un movimento naturale mentre salta; in altre circostanze non è stato assegnato, invece a noi sì! Derby d’Italia, sconfitta rocambolesca con rete decisiva su intervento di Thuram su Bonny, con entrata sulla gamba e con il braccio largo che colpisce l’attaccante nerazzurro. Si era detto che il contatto era lieve e non punibile; in altre circostanze il gioco era stato fermato per molto meno, a noi invece tutto regolare. Terzo fattaccio con un assistente che si erge a protagonista, decidendo di essere il giustiziere e il depositario unico del regolamento del gioco del calcio. Vede un presunto fallo che il direttore di gara, appostato a meno di cinque/sei metri dall’azione, non sanziona, lasciando proseguire l’azione; invece, lui comunica un evidente fallo, solo per lui, peraltro, commesso ai danni di De Lorenzo, da una distanza tripla rispetto a quella dell’arbitro. Questo “occhio di lince” induce in errore se stesso e il direttore di gara, ma la cosa che mi fa più specie è che non interviene nessuno dalla sala VAR. È assurdo: se non riesci a sanare questi errori marchiani, a cosa servono tutte le tecnologie di questo mondo adottate? Sarà, ma i dubbi rimangono e sono ben documentati, e siamo solo all’ottava di campionato; figuriamoci nel proseguo cosa accadrà! Speriamo bene. Analizzando la gara di Napoli, appare evidente che la buona sorte ci sta girando le spalle, motivazione secondo la quale, nel primo tempo, per quello che si è visto in campo, se c’era una squadra che doveva e poteva passare in vantaggio, era sicuramente l’Inter. Diverse occasioni da rete, iniziando dall’occasione fallita da Lautaro, solo in area, che spara indosso al portiere un pallone che avrebbe dovuto infilare nel sacco; traversa di Bastoni su colpo di testa maestoso e infine palo di Dumfries. Queste le occasioni che ricordo a memoria, le più eclatanti, e il Napoli? Zero assoluto, il nulla in un primo tempo che comunque ha chiuso in un vantaggio ben confezionato da chi si dovrebbe ergere a giudice incondizionato di gara. Vomitevole come andamento di una gara in nostro possesso, che ci siamo lasciati sfuggire in malo modo; era l’occasione idonea per dare una spallata a chi si crede migliore, ma che di fatto è solo fortunato e palesemente aiutato dal palazzo. Certo, sono mie considerazioni, che vengono dallo sconforto per aver assistito a uno scempio del gioco più bello del mondo: quel calcio che oramai è smarrito e sarà difficile che possa riprendersi quella credibilità acquisita nei lustri precedenti. Nella ripresa, i ragazzi hanno cercato di rimettere in sesto una gara che da subito era parsa condizionata, subendo il secondo e il terzo gol in maniera del tutto sciagurata, con una concentrazione oramai persa in maniera inesorabile, grazie anche alle veementi e riprovevoli azioni esercitate da chi si era accorto che la squadra avversaria stava giocando meglio. Il suo diktat era quello, di fatti sempre esercitato in panchina, di far innervosire i giocatori avversari con gesti e commenti sopra le righe. Il “parruccone” questa volta non si è presentato in conferenza stampa elencando i suoi fatidici retropensieri, perché dopo tutto la gara era stata vinta, ma stare zitto non è nel suo DNA. Questa volta ha attaccato un dirigente (il presidente Marotta) che si era presentato ai microfoni denunciando un abuso e il conseguente marchiano errore compiuto ai danni dell’Inter. Lui però ha la memoria corta, non ricorda che il suo presidente di esternazioni ne ha fatte e di più gravi, non ricorda quando era all’Inter e ha dichiarato che sarebbe stato più giusto che in conferenza stampa, tal volta si presentassero anche i dirigenti, non ricorda del malessere che l’ha colpito quando esternò nei confronti dei dirigenti della sua amata Juve, che non ci si presenta al ristorante dove si paga 100 euro con dieci euro in tasca, lamentando che gli avessero comprato i calciatori che lui voleva, non si ricorda l’ultima esternazione nei confronti del suo presidente, accusandolo di avergli acquistato troppi giocatori e di non riuscire a inserirli nella sua squadra. Quindi, tutto ciò cosa fa capire? Che questo soggetto è solo un sopravvalutato, saccente, ma che in definitiva, dove non arriva con il gioco del calcio, ci arriva con le sue continue lamentele, e una dialettica che i giornalai non riescono a scalfire, essendo, sicuramente compiacenti con il suo credo. Caro Conte, le lacrime vanno essere versate per fatti concreti e veri e non per presunti torti subiti; ci vuole ben altro. Un consiglio: prendi esempio da chi ama questo sport. Chivu, al tuo cospetto, è davvero un gran signore, mentre tu… meglio se non mi pronuncio e tengo per me quelle che sono le mie considerazioni sul tuo conto. Ora cerchiamo di archiviare la nefasta gara di sabato e proiettiamoci nel turno infrasettimanale. Oggi sono state diramate le convocazioni; ebbene, ho avuto altri retropensieri che mi sono balenati nella mente immediatamente alla lettura delle designazioni. Oramai non mi fido più dei direttori di gara; hanno sempre qualcosa che li fa diventare artefici di decisioni che possono arrecarti danno oppure agevolarti. Io voglio che ci sia equità; mi rendo conto che però questo è un discorso puramente utopistico, ma mi piace credere che prima o poi sarà attuato. Ritornando alla gara infrasettimanale contro i viola, è stata affidata al “milanista” Sozza, colui il quale ne ha fatte di tutti i colori quando ci ha arbitrato nella fase finale della Supercoppa vinta dal Milan. Quindi possiamo stare sicuri e certi di poterci giocare la gara al meglio delle nostre possibilità? Io me lo auguro vivamente. Certo, noi siamo l’Inter e siamo abituati a lottare sempre contro tutti e tutto. …Amala!!!!

Antonio Dibenedetto

Vivere con questi colori nel cuore è  stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter. 

Leggi Tutto

Una gara di carattere


Scritto Da il 20/Ott/2025

Una gara di carattere!

La gara dell’Olimpico di Roma ci consegna una vittoria voluta e ottenuta con tanto carattere e grinta. In sintesi, si possono definire queste gare con l’appellativo di “sporche”, nelle quali emergono le qualità da grande squadra tipiche di chi vuole e lotta per ottenere il massimo. Posso dire che ci siamo riusciti, nonostante tutto e tutti. Non era semplice ottenere i tre punti in terra capitolina, ma grazie alla coesione dei ragazzi e alla concentrazione messa in campo, abbiamo capitalizzato con un risultato striminzito, è vero, ma solo per colpa nostra, nonostante le diverse occasioni per poter far male ai giallorossi, ottenendo il massimo: cioè i tre punti che ci hanno avvicinato agli stessi giallorossi e al Napoli. I social si sono scatenati sulla presunta rete definita in fuorigioco di Bonny, che si è involato verso la porta avversaria, ma la cosa che mi fa specie è che nessuno si rende conto che con il fuorigioco automatico è assolutamente impossibile sovvertire la decisione tecnologica. Ci fossero delle decisioni così precise e inconvertibili, affermazione che non si può assolutamente dire dell’operato dei vari arbitri in gara, che nonostante la tecnologia ne combinano di tutto e di più. Prendiamo ad esempio la direzione di Massa, direi davvero catastrofica nel suo insieme. Ci sono così tanti errori che, secondo me, sarebbe il caso di lasciarlo a casa per un po’; altro che internazionale, questo arbitro non potrebbe arbitrare neanche nell’oratorio parrocchiale. Sia ben chiaro, non mi piace parlare degli arbitri, ma mi piace sottolineare che finora ci hanno arrecato più danni che vantaggi, e direi che allo stato attuale non ne abbiamo certo bisogno. Ritornando alla scellerata gara di Massa, iniziamo a sviscerare le varie situazioni. Inizio gara, dopo pochi minuti ammonizione a Lautaro per fallo su un difensore giallorosso; ci può stare la punizione, ma il signor Massa decide che quell’intervento era passibile di ammonizione. Va bene, si accetta la decisione, anche se a mio parere è del tutto cervellotica. Si ritiene che il prosieguo della gara si debba tenere uno stesso e logico filo conduttore; invece, il succitato direttore decide di concedere una certa immunità verso quel “macellaio” di Mancini, capace di fare interventi non solo da giallo, ma direi più rossi; invece, il nulla. Tipica l’azione in cui viene fischiato un fallo a Calhanoglu, che entra deciso sul difensore, ma lo stesso, sbracciando, gli dà una gomitata. Massa era lì a non più di due metri e ritiene opportuno concedere una punizione alla Roma, sorvolando sul netto fallo, che poteva davvero far male al nostro Hakan. Non si è ancora concluso il primo tempo. I falli nei confronti di Lautaro sono continuati sino a quando è rimasto in campo, per poi proseguire nei confronti di Pio Esposito e Bonny. Altra situazione cervellotica è stata non aver sanzionato un netto fallo da dietro sul capitano N’dicka, che avrebbe meritato il secondo giallo e quindi la sacrosanta espulsione; per Massa tutto regolare, ma non per quel marpione di “Gasperino il carbonaro” che, capendo a cosa sarebbe andato incontro il suo difensore, lo sostituisce prontamente. Una gara maschia ci può stare, per carità; il calcio è fatto di interventi duri. Ma sempre nel limite dell’umana considerazione, cercando di non ledere l’incolumità altrui, cosa che i giocatori della Roma erano stati autorizzati ad adottare: una rudezza oltre ogni limite con placcaggi tipici del football americano, che non hanno a che vedere con il calcio. Termino questa mia disamina con l’errore per eccellenza: secondo tempo, la Roma che spinge, palla dal limite, Acerbi salta per fermare il tiro diretto nello specchio, girato e con le braccia aderenti al corpo, colpisce, anzi viene colpito sul gomito e viene assegnata una punizione dal limite. Era questo il momento opportuno che intervenisse il Var, dicendo a quell’incompetente di un arbitro saccente e asino che non si poteva fischiare una tale punizione, per l’incolpevolezza del nostro difensore. Sono certo che se fosse accaduto nella nostra area, avrebbe sicuramente fischiato il calcio di rigore, tanto ne abbiamo subito già due simili in queste prime 7 giornate. Con la tecnologia, arbitrare dovrebbe essere di una facilità estrema. Vorrei vedere queste persone arbitrare da sole, come capitava a me arbitrare in tornei amatoriali, dove per stare sull’azione si dovrebbe correre come dannati e verificare le varie situazioni di gioco. Ci vuole buon senso e basta. I ragazzi mi sono piaciuti non solo perché hanno concesso il giusto, ma senza lasciare il pallino del gioco sempre in mano nostra. L’unico rammarico è che potevamo chiudere prima la gara, senza dover attendere il fischio finale, con il pericolo di pareggiare una gara che è sempre stata nelle nostre mani, mai in pericolo. Il giusto simbolo di una grande squadra che sa soffrire, sa ribattere e che gioca in maniera sporca ma efficace, sinonimo di crescita esponenziale che non potrà che far del bene nelle gare future. Ora sosta Champions, quindi ci sarà la gara della verità, anche se rimane ancora prematuro, ma ti può dare una carica di adrenalina senza pari, perché vincendo a Napoli si può dare un bel segnale al campionato: crediamoci! …Amala!!!!

Antonio Dibenedetto   

Vivere con questi colori nel cuore è  stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter

Leggi Tutto

Diario di bordo!


Scritto Da il 5/Ott/2025

Diario di bordo!

L’attesa è terminata, si parte alla volta di Milano per la gara di campionato, la sesta, dedicata agli Inter club, con prezzi popolari riservati ai soci. Era da un po’ che non mi recavo nel tempio del calcio: sua maestà il Meazza, lo stadio di football per antonomasia! Avvertivo nell’aria un certo non so che, mi faceva presagire che non fosse il solito sabato; c’era qualcosa di diverso, percepivo tanta positività. Non è che la negatività fosse mia compagna, per carità, ma c’era qualcosa di diverso. Preparato il solito zaino da stadio, con tutto il necessaire, mi sono recato al punto d’incontro in attesa dell’autobus di Marchego, un servizio che effettua il centro coordinamento Interclub Marche, per dare la possibilità ai vari club affiliati di usufruire di questo trasporto sino allo stadio. In viaggio con altri sei soci dell’Interclub Giacinto Facchetti di Fano, intraprendiamo questo viaggio di circa quattro ore per raggiungere l’agognata meta. Giungiamo a Milano dinanzi alla maestosità e grandezza del Meazza. Erano da poco giunte le quindici; visto che i vari varchi diventavano operativi alle sedici, abbiamo fatto un giro intorno allo stadio, consumando un panino e bevendo la solita birra di benvenuto, che tradizionalmente non guasta mai. Dirò a posteriori che porta davvero bene brindare ai nostri colori. In tanti iniziavano ad affollare l’atrio del Meazza, quindi, cercando di essere tra i primi e evitando le presunte lunghe code, ci siamo approssimati al varco designato, in attesa paziente sino allo scoccare dell’orario previsto. Espletate le operazioni di rito al varco, pian pianino abbiamo iniziato la salita dal silos che ci avrebbe portato al nostro settore: il terzo anello rosso, in una posizione ottimale per gustarsi in pieno quelli che sono i movimenti specifici del gioco del calcio, che in TV non si vedono e che sfuggono in maniera del tutto naturale. La salita è stata certo impervia, ma non del tutto stancante; abbiamo evitato in questo modo le centinaia di gradini che viceversa avremmo dovuto fare. Lo stadio iniziava a riempirsi, abbiamo con tutta calma preso il nostro posto e pazientemente abbiamo atteso l’evolversi degli eventi. Certo, mancavano circa due ore all’inizio dell’incontro, ma il colpo d’occhio iniziava a essere davvero imponente, quindi c’è stata l’emozione dei ragazzi scesi in campo per il riscaldamento, e giù la prima ovazione dello stadio di incitamento per i nostri pupilli. Prontamente ho notato i due gruppi che effettuavano gli esercizi pre-gara, notando che nel secondo gruppo c’erano Acerbi, Calhanoglu, Pio Esposito e Susic, che sicuramente non partivano titolari; di fatti, così è stato. Si è notato subito come caricavano negli esercizi e il riscaldamento è stato raggiunto in modo tale che si è vista l’intensità con cui hanno affrontato la gara. Posso affermare, senza il minimo dubbio di essere smentito, che non c’è stata gara. I ragazzi hanno pigiato da subito sull’acceleratore, con una pressione davvero impressionante e giocando in un modo davvero sublime, annichilendo gli avversari, senza dargli la minima possibilità di fare il proprio gioco. In sintesi, per ottantacinque minuti il pallino è sempre stato nelle nostre mani; non dico eresie se affermo che alla fine del primo tempo il risultato di chiusura della prima frazione è stato di sole due reti a zero. Silvestri, portiere avversario, ha compiuto alcuni interventi importanti, mentre il nostro Sommer è stato spettatore non pagante. Il cliché del secondo tempo non è affatto cambiato; anzi, c’è stata maggiore pressione, nella conseguente voglia di mettere l’opportuno sigillo di chiusura a una gara interpretata magistralmente dai ragazzi. Tutti sugli scudi, dal nostro capitano, mattatore assoluto in ogni parte del campo, a un Barella ben motivato che avrebbe potuto realizzare anche un’altra rete, nel primo tempo, se solo avesse tirato in porta anziché cercare il passaggio al compagno, non certo meglio piazzato di lui. Su tutti, però, devo fare la giusta menzione a un giocatore la cui forza e modo di giocare, per un giovane come lui, appare davvero un predestinato e noi dovremo tenercelo stretto; mi riferisco a Bonny: protagonista assoluto, autore di ben tre assist e una rete davvero bella, cosa volere di più? Lo scorso anno, quando mancava una punta titolare, si soffriva per andare in rete con quei presunti attaccanti che avevamo in rosa; quest’anno è tutto diverso, ne abbiamo ben quattro, tutti all’altezza, tant’è che ieri non si è avvertita l’assenza di Thuram. Ieri non c’è stata solo la felicità per la vittoria, sontuosa per davvero, ma ho avuto la consapevolezza che davvero si è voltato pagina. Con Chivu si vede un gioco armonioso, con pressione e capacità di fare male in ogni occasione; anche se riuscissimo a tirare in porta anche dal limite, non sarebbe una cattiva cosa. Dall’altezza della nostra posizione si vedeva benissimo come viaggiava la palla e gli spazi in cui si inserivano i ragazzi in aiuto al compagno; c’era l’attitudine di accompagnare l’azione con più uomini. Certo, mi sono divertito come gli oltre settantatremila spettatori, avendo la consapevolezza che questa squadra può dare davvero tanto e aumentare qualitativamente un gioco che sin d’ora è straordinario: un godimento infinito. Grazie per avermi fatto vivere una giornata significativa con quell’emozione che mi ha accompagnato nel viaggio di ritorno, sapendo che l’Inter c’è. Non avevo dubbi, ma ora che l’ho vista ne sono assolutamente consapevole che possiamo recitare il nostro ruolo in questo campionato. …Amala!!!!

Antonio Dibenedetto   

Vivere con questi colori nel cuore è  stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.

Leggi Tutto