Inter Club Fano


La voglia di vincere!


Scritto Da il 15/Dic/2025

La voglia di vincere!

La domenica di un tardo pomeriggio di dicembre ci poteva dare la possibilità di conquistare la vetta del massimo campionato di Serie A, perché vincendo a Genova e complice la sconfitta dei campioni d’Italia e il pareggio casalingo dei cuginastri, tutto pareva essere alla nostra portata. Sulla carta tutto regolare e facile da dire, ma bisognava vincere a Genova, contro una squadra che, specie in casa, è un assoluto fortino, con un tifo indiavolato da mettere i brividi. E poi, da quando è subentrato Daniele De Rossi, la squadra gioca davvero bene. Tranne i primissimi minuti della contesa, i ragazzi hanno iniziato a sciorinare un gioco bellissimo e propositivo; da grande squadra l’hanno protratto per oltre un’ora, trovando una bellissima rete con Bisseck. Piccolo inciso: l’ha davvero mirato quell’angolo, spero di sì, ma tant’è che la squadra è passata in vantaggio. Contrariamente ad altre volte, non s’è fermata; anzi, ha pigiato ancora maggiormente sull’acceleratore con trame di gioco davvero da far vedere alle scuole calcio. In una di queste è arrivato il meritato raddoppio con un Lautaro mai come in questo periodo davvero ispirato, centrando l’ottavo centro in campionato e consolidandosi come il “Picici” dei goleador, facendo prevalere la sua fame atavica di reti, che non si sazia mai, su ogni pallone che gli capita tra i piedi. In questo contesto, m’è piaciuto particolarmente come si integra in quella coppia che fa con il ragazzone Pio Esposito; si completano e il raggio d’azione del “toro di Bahia Blanca” appare più ampio, trovando sempre più palle da giocare. La cosa che non mi è piaciuta della gara di ieri è stata la rete subita, perché ci siamo fatti trovare sguarniti su un contropiede, la cui ripartenza è avvenuta dall’area genoana con un lancio preciso sugli avanti del grifone, con i nostri difensori che non hanno accorciato, lasciando al centravanti avversario, in questo contesto davvero bravo a portarsi in avanti il pallone di tacco, in questo modo s’è scrollato di dosso gli avversari e indisturbato ha saltato il portiere e insaccato la palla in rete. Tutto molto bello, per carità, ma le colpe per la rete subita vanno distribuite tra Akanji e la scarsa reattività di Sommer, che è rimasto colpevolmente in porta; a mio modesto parere, poteva far meglio valutando magari un’uscita bassa, dal momento che ha visto lo sviluppo dell’azione e di conseguenza essere più reattivo. Con questo non voglio mettere alla gogna il portiere svizzero, ma un po’ tutti potevano far meglio, anche perché incassando la rete abbiamo prestato il fianco all’entusiasmo ligure che, con veemenza ma con poco costrutto, ha ripreso vigoria in cerca di un pareggio che per noi poteva sapere di beffa, se non altro per la gara che abbiamo disputato sino a quel momento. Fortunatamente in panchina abbiamo chi sa di calcio e ha prontamente adottato le varie contromosse, con cambi mirati, evitando di lasciare spazi agli avversari. Tutto sommato, di veri e propri pericoli e interventi straordinari del portiere negli ultimi dieci/quindici minuti non ce ne sono stati, così la partita è scivolata verso la fine naturale che avevamo prospettato, e con un certo grado di apprensione che potevamo evitarci se si fosse segnata un’altra rete. Ma va bene così; la cosa importante erano i tre punti e aver disputato, in buona sostanza, una bellissima gara, ripeto, per oltre settanta minuti. Sappiamo che la vetta potrebbe rappresentare un traguardo effimero al momento, visto l’andamento di questo campionato sempre più appiattito, senza un battistrada che al momento fa la differenza, ma va bene così; c’è altro da fare e ne siamo pienamente consapevoli. Ora ci attende il primo trofeo messo in palio, la Supercoppa Italiana, ancora una volta al caldo dei paesi arabi, cercando di sovvertire quello che accadde lo scorso anno. Sappiamo tutti come andò; in un certo senso, fu la madre di quelle sconfitte che abbiamo subito immeritatamente, ma che, in controaltare, diede lustro a chi non ha ritenuto importante questo trofeo, a loro dire, ma che ha però salvato la loro fallimentare stagione. Speriamo solo che quest’anno la sorte ci arrida, con i direttori di gara consapevoli di quello che dirigono, senza prestare il fianco a critiche e piagnistei, ma sapendo che tutti vogliono vincere, e solo una squadra potrà alzare la coppa. Noi dovremo essere pronti ed essere noi stessi, senza alcun rimpianto, giocando come sappiamo; solo in questo modo potremo tornare a casa con qualcosa di positivo! …Amala!!!!

Antonio Dibenedetto   

Vivere con questi colori nel cuore è  stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.                

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Ma che bella partita!


Scritto Da il 7/Dic/2025

Ma che bella partita!

Fantastici, forse è l’unico aggettivo che inquadra alla perfezione la prestazione dei ragazzi in un sabato pomeriggio, non qualunque, perché tutti i saccenti pallonari credevano che al cospetto di una squadra, quella lariana, avremmo ceduto punti. Invece, i ragazzi hanno tirato fuori una prestazione maiuscola, da grande squadra qual è l’Inter, che ha saputo soffrire quando, specie nella partenza del secondo tempo, i ragazzotti di Fabregas hanno cercato di spaventarci; forse ci stavano riuscendo con una certa complicità del nostro portiere, ma tant’è che poi è venuta fuori la classe e il gioco di un’Inter mai doma, che quando vuole un risultato cerca di ottenerlo con un insieme che fa lustrare gli occhi per i movimenti e per il gioco spettacolare che producono. Se solo dopo venti secondi c’è voluto un recupero del centrale comense per evitare una rete in pallonetto di Lautaro e, dopo pochi altri giri di lancette, c’è voluta una splendida parata di Butez, stile calcio a cinque, per evitare la rete certa di Barella. Eravamo solo al secondo minuto, ma già nell’aria si avvertiva il presagio di quello che sarebbe stato il risultato finale, davvero eclatante per il popolo nerazzurro. Il primo tempo si concludeva con un netto predominio nerazzurro, mentre il Como, non pervenuto, non sembrava la stessa squadra sparacchio per i più; questi ragazzotti non lesinano impegno e gioco, ma contro quest’Inter nulla hanno potuto. La ripresa, per un certo periodo, è stata ad appannaggio dei lariani, ma com’è nel DNA di una grande squadra, i ragazzi hanno sofferto sicuramente per alcuni tratti iniziali della ripresa, ma hanno sempre ribattuto colpo su colpo e trovato sempre nel gioco l’ispirazione con ripartenze davvero letali, cercando sempre il coinvolgimento di tutti, giocando da squadra senza che prevalesse il singolo, con aperture davvero spettacolari e contropiedi fantastici. Forse in questa gara s’è visto un giocatore, oggetto misterioso sinora, che ha fatto vedere di quello che è capace giocando in tranquillità, come Diof la scorsa gara. Abbiamo apprezzato delle belle giocate di Luis Enrique, specie quando al decimo ha fatto una bella sgroppata, dopo uno scambio, e con un bel dribbling ha servito un bel “pasticcino” per Lautaro che ha gradito e segnato. Ma non è tutto qui; sino a quando è stato in campo ha giocato con intensità e voglia e nella ripresa ha sfornato un altro bell’assist per Lautaro, che questa volta s’è divorato. Ieri sera non c’è stato giocatore sotto la sufficienza, forse il solo Sommer, per le sue sciagurate indecisioni; per il resto, tutti sugli scudi di una forbice che va dal 6,5 al 7,5. Credo che i tifosi assiepati sugli spalti abbiano vissuto un pomeriggio di grande calcio, con un entusiasmo che è andato oltre il terzo anello, diciamo che tutto quello che s’è vissuto e visto in campo è valso il prezzo del biglietto. Forse non c’è bisogno di rimarcarlo, ma questa squadra, quando gioca in questo modo, davvero non ce n’è per nessuno, e non lo dico solo dopo questa partita; è dall’inizio che i ragazzi sfornano prestazioni che sono sopra le righe e, anche quando non siamo riusciti a vincere, il gioco è sempre stato migliore dell’avversario. Vuoi per la scarsa vena realizzativa, vuoi per le prodezze del portiere avversario, abbiamo raccolto meno di quanto meritavamo. L’Inter non ha mezzi termini in campionato: 9 vittorie e 4 sconfitte; il pari non è nel nostro carattere: o tutto oppure niente. Credo che tutto prevalga dalla convinzione che i ragazzi sappiano il loro reale valore; in campo si divertono e, con il sorriso, sono tutti propensi al risultato finale, l’unico che è più confacente: la vittoria! Ora, piccola riflessione: ci attende una gara che potrebbe dare il là, in maniera seria e concreta, verso il passaggio al turno successivo della Champions. Ospiteremo il Liverpool, che in Premier non sta ottenendo i risultati sperati, ben sei sconfitte e il nono posto in classifica, mentre anche in Europa avviene una situazione analoga, essendo al tredicesimo posto con nove punti. Queste sono solo statistiche; l’organico degli inglesi è di primissimo piano. Tocca a noi giocare con lo stesso entusiasmo e voglia, perché, giocando come sappiamo e da squadra, gli inglesi troveranno terreno ostile per le loro ambizioni. Mai come in questo momento abbiamo la necessità e la voglia di far vedere di che pasta è fatto lo scacchiere nerazzurro. Forza ragazzi, fateci sognare! …Amala!!!!

Antonio Dibenedetto   

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Una gara… sporca!


Scritto Da il 1/Dic/2025

Una gara… sporca!

Forse quest’affermazione l’ho già pronunciata in altre circostanze, ma come allora ribadisco che talvolta bisogna essere meno belli da vedere, ma allo stesso modo bisogna essere più concreti. Sono queste le gare che si vincono con la passione di chi vuole il risultato prima di ogni cosa; è il credo di taluni allenatori il cui dogma è il corto muso a discapito dello spettacolo e del bel gioco. Dovremo anche noi rientrare talvolta in questa condizione, se vogliamo rientrare in una corsa che, ritengo sia confusionaria. Sino alla fine, vedrà un gruppone a giocarsi lo scudetto. Non c’è una squadra battistrada sinora; tutte lì raggruppate. Direi che questo è un bene per la competitività del campionato, ma è altresì vero che, non essendo, almeno nei numeri, una squadra superiore alle altre, tutte sono in gioco. La gara di ieri ci ha confermato che oramai tutte le squadre conoscono il nostro gioco, quindi in campo si posizionano a specchio con noi; con motivazioni diverse e con cattiveria cercano di prevalere. Anche ieri un bel Pisa, che in passato ha fatto soffrire le altre squadre di testa, ha disputato una gara gagliarda, fatta di pressing, cercando di annichilire le nostre fonti di gioco. Certo, bloccando Calhanoglu, è presto fatto, anche se ribadisco che non è lucidissimo in questo momento. In un centrocampo sofferente, viene spesso preso d’assalto dagli avversari che gli rubano il pallone, effettuando delle ripartenze che a volte possono divenire letali. Comunque, i ragazzi hanno disputato un’onesta gara, non certo spumeggiante come le ultime due, che però non hanno portato i punti che sicuramente meritavamo; ma almeno stavolta il punteggio pieno è stato meritato e alla nostra portata. Chivu deve essere bravo a valorizzare certi giocatori, magari cercando di far tirare il fiato a chi sta giocando con assiduità da parecchio. Ora c’è la gara di Coppa Italia mercoledì contro il Venezia; è la volta buona per proporre una squadra rinnovata, cercando di fare di necessità virtù e dare minuti a chi ne ha avuti meno. Ieri ha avuto la consapevolezza che questa squadra non ha una punta che riempie l’area di rigore; non lo sono né Thuram né Lautaro. Non scopro l’acqua calda se affermo che con l’ingresso di Pio Esposito tutto è andato meglio e Lautaro ha trovato due reti delle sue, di precisione e di rapina, come un goleador sa fare. Con questo non voglio dire che bisogna relegare in panchina Thuram; per carità, è un grandissimo giocatore e sta ritrovando la forma migliore, ma al momento la squadra non ha punti di riferimento. Magari è un bene, ma il nostro gioco lo si conosce e gli avversari prendono le contromisure, disinnescando le nostre doti offensive. Ritengo che anche ieri c’è stata l’ennesima bocciatura per Luis Enrique; il brasiliano appare un pesce fuor d’acqua nel nostro scacchiere, non punge né tanto meno si propone, un Dumfries di prima maniera. Ma per quello che è stato pagato, a mio modo di vedere, è un bluff, gettando all’aria ben venticinque milioni. Di altra natura spero sia il francesino Diuff, che nei pochi minuti in cui è stato impegnato ha fatto intravedere qualcosa di positivo. Ora spero che mercoledì Chivu gli dia una chance con altri giocatori che hanno giocato meno, e sperando che il buon senso di Frattesi prevalga sull’apatia in cui versa, perché se non gioca deve prendersela esclusivamente con se stesso. Di occasioni ne ha avute, ma tutte fallite sinora; può e deve fare molto di più, con una responsabilità unica nel credere che giocare per l’Inter non può bastare il compitino; ci vuole ben altro, qualità che lui ha nelle sue corde. Credo sia giusto far riposare alcuni titolari, almeno per gran parte della gara, anche perché all’orizzonte ci sono due gare impegnative. La prima, sabato prossimo, contro quel Como sempre più rivelazione, con un organico di primissimo piano, giovanotti che giocano davvero con un insieme in velocità e spregiudicatezza tipica della loro giovane età. Poi, nel martedì di Champions, ci farà visita una squadra inglese, il Liverpool, che attualmente non sta attraversando un buon momento, ma sono sempre squadre da prendere con le molle. Una vittoria ci darebbe il là per essere fiduciosi nel passaggio del turno, che al momento può essere compromesso in considerazione del punto perso, in maniera assurda, a Madrid contro l’Atletico, che ha ricevuto in anticipo il regalo di Natale. Tutto sommato, abbiamo le nostre carte da giocare e dovremo saper giocare con il massimo impegno, perché si sta approssimando un giro di boa definitivo per le nostre sorti. Dovremo essere vigili e pronti per continuare in quel sogno di gloria che nessuno ci può cancellare: siamo noi gli artefici della nostra fortuna! …Amala!!!!

Antonio Dibenedetto   Vivere con questi colori nel cuore è  stato da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter. 

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Assurdo!


Scritto Da il 24/Nov/2025

Assurdo!

È difficile essere razionali dopo aver vissuto tutto ciò che è ancora negli occhi dopo aver perso un derby che era assolutamente nelle nostre mani. Bisogna analizzare per bene quali sono i problemi della nostra squadra; non ve ne sono tanti, ma iniziano dal portiere, arrivando a una finalizzazione troppo scarna per quello che si produce. Mai nessuno in Serie A finora ha prodotto una mole di gioco come noi, che ha creato tantissime occasioni da rete, con l’unica pecca di una realizzazione mai fine a sé stessa; eppure siamo la squadra più prolifica di tutto il campionato. Ennesima gara persa, sempre con qualcosa da recriminare, mai dando onore agli avversari, in considerazione che ci sono stati superiori e abbiamo perso per nostro demerito, l’unico demerito in seno alla squadra è non essere stata cinica e non aver sfruttato ciò che ha prodotto. La cosa che più mi fa incavolare è che siamo sempre noi a complicarci la vita; creiamo occasioni in serie, spesso davvero surreali, e fa male il modo con cui le sprechiamo. Era in precedenza con Inzaghi e ora con Chivu che, purtroppo, si tira dietro quell’assurdo velo di mancanza di lucidità sotto porta. Soffriamo maledettamente questa condizione, dando il minimo indispensabile all’avversario che, però, alla prima occasione riesce a farti male, e se poi dall’altra parte ti trovi Allegri, allora è tutto dire: maestro nel portare le gare nel modo più congeniale alle sue caratteristiche. Non è stato un trionfo né per noi e tanto meno per loro, però poteva esserlo se la dea bendata ci avesse dato una mano, ma dall’altra parte avevamo chi la fortuna è sempre stata sua complice, accattivante e degna amica nei momenti decisivi. Quel Massimiliano Allegri che nel derby, che valeva la testa del campionato, contro un’Inter che ha fatto la partita, che spingeva, urlava calcio moderno, lui invece ha scelto la via più a lui congeniale: soffrire e giocare di rimessa. Certo, soffrendo sino alla fine, ma portando a casa quello che più conta, e cioè la vittoria. Se poi consideriamo che il migliore in campo è stato il portiere avversario, questo dà un significato maggiore alla loro vittoria. Non mi piace snocciolare le statistiche di fine gara, ma è stato disarmante il possesso palla, le occasioni create, i calci d’angolo; tutto ciò che però non ha portato ad alcun risultato positivo, in considerazione che anche il pareggio ci sarebbe stato stretto, figuriamoci la sconfitta: è tutto dire. Sarà dura continuare a sognare un titolo che, con queste premesse, la nostra squadra soffre terribilmente chi gioca in maniera speculare, mettendosi in un falso specchio e continuando con un 5 – 4 – 1 finale, specialmente quando riescono ad andare in vantaggio. Sinora abbiamo perso quasi tutti gli scontri diretti, ad eccezione della gara dell’Olimpico, dove nel secondo tempo il pareggio l’avrebbe pur meritato la Roma, ma tant’è che è l’unico risultato che ci arride; di contro, le amare sconfitte a Torino contro i non colorati e a Napoli in quel marasma di gara contro il nobile “parruccone”, in cui meritavamo ben altro, anzi molto di più. Questo è purtroppo lo status quo; al momento dobbiamo ogni volta raddoppiare gli sforzi per raggiungere un risultato a noi più confacente. Spero solo che nel proseguo del campionato e in ogni altra manifestazione sportiva, tutto ritorni a essere lineare con quello che meritiamo in campo, sfruttando al pieno le occasioni create. Non mi piace parlare dei singoli, ma stavolta una menzione particolare va fatta nei confronti di alcuni giocatori che, secondo me, sono stati al di sotto delle loro potenzialità. In primis Calhanoglu, ma non per l’errore dal dischetto; per carità, ci può stare visto il suo score personale. A mio parere, ha abboccato alla pantomima creata dal portiere avversario, che ha lasciato più spazio alla sua destra, sperando che il nostro giocatore calciasse proprio lì, dove poi di fatti ha respinto il tiro. Oggi s’è visto che non era la sua gara, disattento e ininfluente; non era il solito “Sultano” visto in altre gare, valutazione ben al di sotto della sufficienza. Il capitano non era il solito Lautaro che conosciamo; certo l’occasione l’ha avuta e c’è voluto uno strepitoso intervento del portiere avversario a negargli la gioia meritata della rete, ma anche lui sotto la sufficienza, e poi croce e delizia il nostro portiere. Anche ieri ne ha fatta un’altra delle sue. Si nota che lo stato di forma non è dei migliori; è stato impiegato nel minimo sindacale, eppure, nell’unica occasione in cui doveva far prevalere la sua classe, ecco che ha toppato. In concomitanza con Akanji, non doveva permettere quel tap-in comodo e ravvicinato. Un portiere esperto come lui, non può respingere un pallone in orizzontale, sapendo che l’avversario stava correndo proprio da quel lato. Caro Sommer, questa sconfitta è analoga a quella subita in casa dei non colorati; si doveva e si poteva far meglio. Il resto della squadra non è che abbia brillato, ma almeno in talune circostanze ha lottato e ringhiato, com’è giusto che sia. Però ci vuole tanto altro per meritarsi una vittoria che ieri ci è sfuggita solo perché dinanzi avevamo un muro invalicabile: il portiere avversario. E ora? Tocca ripartire e, come ci sta capitando, spesso direi, specie quando le cose non vanno per il verso giusto, resettando e trovando le motivazioni per far bene celate dentro di noi. Solo così avremo la consapevolezza che si può e si deve fare meglio; i mezzi li abbiamo tutti. Crediamo che non tutto sia perduto, la vetta è alla nostra portata, ma dobbiamo assolutamente far meglio di ieri sera. Non come gioco, per carità, ai ragazzi non si può rimproverare nulla sotto il profilo dell’agonismo e dell’impegno, ma dobbiamo essere più cattivi sotto porta. Solo così ritorneremo ad essere la grande squadra che siamo e che in tanti ci riconoscono, perché siamo l’Inter e quelle due stelle sulla nostra pelle non sono lì per caso! …Amala!!!!

Antonio Dibenedetto 

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La strada giusta!


Scritto Da il 10/Nov/2025

La strada giusta!

Dopo la gara di Champions è dura ripetersi in campionato, complice anche una squadra capitolina che contro di noi fa sempre delle gare di sostanza, senza dimenticarci purtroppo che lo scorso anno contro di loro ci siamo giocati lo scudetto. Vabbè, lasciamo perdere senza rivangare sempre il passato; oramai è un capitolo chiuso, inutile tornarci su. Il pericolo sul quale era legittimo avere dei dubbi era l’aspetto prettamente di approccio alla gara, se non altro perché nel mercoledì di coppa è stato abbastanza flebile e direi quasi sbagliato. Ieri, invece, complice secondo me la strigliata di Chivu per la morbidezza dimostrata contro i kazaki, contro la Lazio l’approccio è stato sicuramente feroce, se non altro perché dopo meno di tre minuti Lautaro ha incastrato il pallone là dove osano le aquile, in quell’incrocio imprendibile per il pur bravo portiere biancoazzurro. Azzannando così la gara, lasciando ai capitolini solo le briciole, ricordo la sola occasione di Zaccagni con un tiro che ha sorvolato la traversa, null’altro. I ragazzi invece hanno giocato con voglia e determinazione, cercando un raddoppio che non è arrivato per nostro demerito; come al solito si crea ma non si concretizza. Il secondo tempo ha seguito il leitmotiv del primo, almeno per circa settantacinque minuti, con la gara che è sempre stata nelle mani dei ragazzi. Tant’è che, con un’azione spettacolare, quell’azione che i ragazzi sanno fare a memoria, con una ripartenza appena conquistata palla in modo veloce e repentino, fatta di passaggi di prima, si è giunti al passaggio definitivo, come un cioccolatino gustoso da scartare, del solito Dimarco per l’accorrente Bonny, posizionato al centro dell’area avversaria, che ha depositato in rete il raddoppio. Ci sarebbe stata anche la terza rete annullata, dopo circa un minuto, per un controllo al VAR, dove hanno evidenziato un fallo di mano di Dimarco all’alba dell’azione. Comunque, ribadisco, si è visto con tanta convinzione dimostrata dai ragazzi in campo, di volere essere dominanti e di centrare la vittoria che era fortemente voluta, giocando in modo bello da vedere ed efficace per come è stato sviluppato. Certo, era palesemente concedere qualcosa agli avversari, ma è stata una concessione fine a se stessa, tant’è che non ci ha arrecato alcun danno, se non altro un pericolo di un colpo di testa che si è stampato sul palo, che fortunatamente non ha fatto varcare il pallone oltre la riga di porta. Anche dopo le veementi proteste dei laziali, non hanno portato alcun risultato, perché da qualche anno c’è l’ausilio elettronico che decreta se il pallone ha varcato la linea, dando immediatamente il segnale sull’orologio del direttore di gara; quindi, proteste inutili e infondate. A bocce ferme, la vittoria è stata il seguito di questo periodo nel quale le vittorie continuano ad arrivare con una certa linearità. Se poi dalla malaugurante sconfitta, del tutto immeritata, di Torino contro i gobbi si è arrivati a ben 10 vittorie e una sola sconfitta in quella serataccia di Napoli, dove tutto c’è girato contro, con orrori arbitrali evidenti e davvero cervellotici. Nonostante quei passi falsi, nei quali molti altri tecnici avrebbero avuto da ridere per molto tempo, il nostro mister s’è dimostrato davvero un signore, prendendosi le colpe per una sconfitta e dando lustro ai ragazzi per le vittorie. Questo è ciò che deve fare un grande uomo prima di essere un buon tecnico, cosa che non è insita in un uomo sopravvalutato che è sempre prono al pianto e alla recriminazione, senza alcun rispetto per il lavoro altrui, ponendo in primo piano sempre la sua persona: una sola parola, buffone! Ora per almeno due settimane ci godiamo il primato in classifica, sebbene in condominio con la Roma, ma questo non ci spaventa perché sappiamo come sviluppare il nostro gioco, avendo ben presente la nostra forza d’insieme, dove prevale la squadra e non il singolo, com’è giusto che sia in maniera razionale. Ora pausa per le nazionali; al rientro ci aspetta la madre di tutte le gare, quel derby che nell’ultimo periodo ci sta sfuggendo, ma siamo consapevoli che la svolta è dietro l’angolo. Dobbiamo farci trovare pronti; il resto verrà di conseguenza. Dobbiamo solo sperare che i nazionali tornino alla Pinetina integri e non assolutamente spremuti, perché sappiamo che le nazionali assorbono energie, ma è anche vero che l’aria dei nostri campi d’allenamento del nostro centro sportivo è un toccasana per rimettere a posto tutti i malumori, gli acciacchi mentali e la stanchezza presunta. Nello spogliatoio c’è sempre la giusta dose di entusiasmo che mister Chivu riesce a propinare ai giocatori e poi giocare un derby con uno stadio stracolmo che t’inneggia non ha nulla di meglio al paragone. E poi noi siamo l’Inter e per noi non c’è nulla d’impossibile; teniamo a ciò che abbiamo conquistato e non sarà facile spodestarci.  …Amala!!!!

Antonio Dibenedetto   

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Una gara… sporca!!!


Scritto Da il 3/Nov/2025

Una gara… sporca!!!

La gara del lunch-match sapevamo che potesse nascondere delle insidie, e tutto ciò s’è puntualmente rivelato, ma l’abbiamo portata a casa con quella forza che contraddistingue una grande squadra, con la consapevolezza che bisogna talvolta avere ragione dell’avversario giocando anche una gara sporca, per usare un termine tanto caro a mister Allegri. Nel primo tempo ci sono state occasioni in serie, non sfruttate solo perché davanti alla bravura del portiere avversario ci sarebbe voluta una prodezza per sbloccare il risultato; di fatti, s’è verificata. Magistrale battuta del calcio d’angolo di Calhanoglu e tiro al volo, di un piattone fantastico, di Zielinski che ha mandato il pallone nell’incrocio: rete davvero fantastica! Il Verona, ben allenato da mister Zanetti, non ha mollato; anzi, ha iniziato a colpire nei nostri punti deboli, in quella difesa che è apparsa un attimo in difficoltà, culminando la loro pressione con la bellissima rete del brasiliano Giovane. I ragazzotti scaligeri, acquisito il pareggio, hanno continuato con lo stesso cliché, colpendo in maniera pulita il palo alla destra di Sommer in un’azione sempre dalla destra. Sin qui, c’è da considerare che i ragazzi si sono un attimo defilati da una gara che si poteva gestire in altro modo, non alimentando la voglia di rivalsa dei giocatori veronesi, che dalla loro hanno la fiamma della giovinezza e della corsa, a volte molto spregiudicata, ma efficace nel modo di giocare. La ripresa, complice la copiosa pioggia che si stava riversando sul terreno di gioco, ha visto protagonista solo l’Inter in campo; certo, non eravamo lucidi come in altre circostanze, ma tant’è che la gara si stava trascinando verso un epilogo che per i veronesi era oro, considerando che un punticino avrebbe fatto comodo alla loro deficitaria classifica. Sommer è stato spettatore non pagante, mai impegnato nella ripresa e, anche nel primo tempo, non è che abbia compiuto parate significative. Tant’è che il risultato era stato inchiodato sul pareggio. Poi è avvenuto qualcosa che ha deciso di cambiare le sorti di una gara alquanto scorbutica: un fallo di Bisseck a centrocampo sul giocatore brasiliano dell’Hellas, con la conseguente e sacrosanta punizione, ma stando a norma di regolamento, sanzionata con il solo giallo. Le vibranti proteste della panchina scaligera richiedevano un rosso che non si era di fatto configurato come da regolamento; ci sarebbero volute altre fattispecie per far sì che ci fosse l’espulsione. Devo ammettere che Doveri ha applicato perfettamente il regolamento, con un po’ di ansia, devo altresì ammettere, perché da qualche tempo con gli arbitri non siamo fortunati. Certo, ad essere un po’ più fiscali ci poteva essere un rigore su Pio Esposito non sanzionato per un abbraccio non proprio fraterno di un difensore gialloblù. I moviolisti l’hanno definito un contatto lieve, come d’altronde anche lo stesso direttore di gara, ma io non sono affatto d’accordo, anche perché come si definisce un contatto lieve e duro nell’intensità per decretare un calcio di rigore? Non si considera la volontarietà di arrecare un danno all’avversario? La spinta sul nostro Pio Esposito c’era tutta, quindi secondo me il rigore c’era e si doveva fischiare. Per fortuna la dea bendata ha fatto da giustiziera e nei minuti finali ci ha concesso ciò che ci era stato tolto; un cross di Barella in area scaligera è stato depositato in rete da un difensore veronese, con una classica autorete, non volontaria, con il tocco di testa che ha spiazzato il portiere. Alla fine ciò che ci interessa sono i tre punti; in altre circostanze abbiamo giocato molto bene e raccolto zero, come è capitato contro Udinese, Juve e Napoli, quindi, questa volta ci teniamo stretti questi punti; per il bel gioco sarà per la prossima volta, anche se a sprazzi, anche ieri s’è visto. Una piccola annotazione è doveroso farla al nostro mister Chivu: forse fare turnover contro l’Hellas Verona è stato un azzardo; si doveva giocare con i titolari inizialmente, magari poi fare gli opportuni cambi. Tanto mercoledì in Champions non giochiamo contro il Barcellona o il Real, dei modesti lavoratori pallonari. Ovviamente, non sottovalutiamo gli avversari, ma tutto questo timore è assolutamente fuori luogo. Siamo più forti, ma con le pedine giuste e motivate; poi il resto lo metterà il pubblico di San Siro, che è ritornato a essere l’assoluto trascinatore con il proprio entusiasmo delle gare interne. Voglio rimarcare come i nostri storici avversari stiano vivendo un periodo di magra e di frustrazione: amano più parlare dei presunti, direi solo presunti, aiuti arbitrali che delle loro squadre. Mi rendo conto che talvolta ci sono personaggi noti, più che normali tifosotti, che inveiscono contro quella collaudata, a loro modo di vedere, “Marotta League”, che ha il potere di cambiare lo stato delle cose. Ma queste affermazioni lasciano il tempo che trovano, non hanno fondamento, visto come siamo stati bistrattati, e non solo nelle ultime settimane, senza contare che ci hanno sottratto uno scudetto a favore di chi sta ancora godendo di una protezione senza pari, grazie alla comunicazione di un certo allenatore che è maestro in questo, avendo la capacità, in conferenza stampa, di sovvertire a proprio vantaggio azioni o episodi discutibili. Noi siamo l’Inter e di certe persone possiamo farne a meno; pensiamo in primis a noi stessi, che è la cosa basilare. Siamo i più forti e il tempo ci darà ragione!  …Amala!!!!

Antonio Dibenedetto   

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La certezza di una svolta!


Scritto Da il 30/Ott/2025

La certezza di una svolta!

Nella serata di fine ottobre, complice quella leggera pioggerellina che veniva giù dal cielo milanese, si avvertiva la sintomatica voglia di rivalsa dei ragazzi, non contro i gigliati, per carità, ma contro le disparità e ingiustizie perpetrate sinora, con una disparità di trattamento senza eguali. Pareva che quelle goccioline volessero quasi far sciogliere di dosso ai nostri ragazzi l’amarezza e le scorie accumulate nella serataccia di Napoli. Una sconfitta che non pregiudica nulla del nostro campionato; noi ci siamo e lotteremo per guadagnarci quello che ci meritiamo, ma l’unica certezza è che dovremo farlo con i nostri mezzi, tanto non ci regala nulla nessuno, anche se qualcuno continua nel suo cervellotico incedere in accuse senza alcun fondamento, tutt’altro. Noi lo conosciamo, il parruccone; il suo continuo lamento è un atto di accusa verso chi detiene, secondo lui, i poteri forti, ma sotto sotto le sue dichiarazioni ai quattro venti sono a ricevere una protezione e una quasi immunità verso chi giudica, sia in campo che fuori. Ma lasciamo perdere ciò che pensa colui che è sempre stato e sempre lo sarà in malafede; pensiamo ai nostri problemi senza preoccuparci di quelli altrui. L’unico inciso che mi piace rimarcare è l’assoluta sportività di giudizio del nostro mister. Chivu è una grandissima persona sotto il profilo umano e si sta rivelando anche un ottimo tecnico, tant’è che la squadra gioca un bel calcio e lui non ha mai ritenuto opportuno, in conferenza stampa, addossare colpe ad altri per una sconfitta: chapeau, mister! Veniamo alla gara di ieri sera: sin dal primo tempo, i ragazzi hanno interpretato al meglio l’incontro, non concedendo nulla agli avversari, se non alla fine della prima frazione. Da registrare due belle parate di De Gea con un’azione continua dei nostri ragazzi, per cercare di sbloccare il risultato, senza riuscirci ma non per demerito nostro; è giusto rimarcarlo. Ripresa di tutt’altra natura. L’Inter è entrata in campo con altro piglio, con determinazione per cercare di sbloccare la gara, però ha dovuto scontrarsi con un De Gea davvero bravo che con forza ha detto di no, prima a Dumfries e poi a Bisseck. Ma la rete era nell’aria; c’è voluto un bel tiro dal limite del “sultano” Calhanoglu che ha sbloccato di fatto la gara. I ragazzi hanno poi continuato a macinare gioco sino alla magistrale rete del ragazzo croato, davvero bellissima, con uno slalom nel cuore dell’area fiorentina, saltando i giocatori avversari come paletti, quasi meglio delle discese che faceva Stenmark: tutti in piedi, applausi per il ragazzo che è dotato di una classe immensa! In una serata del tutto tranquilla, ci sono stati taluni episodi che non hanno ricevuto il dovuto trattamento. Il mio riferimento è a una cintura tipo wrestling che ha subito Esposito nel secondo tempo, del tutto gratuita e con una valutazione davvero cervellotica. Non mi riferisco al solo arbitro, ma anche al tempo che il VAR si è preso per decidere. Decisione del tutto sbagliata, perché il rigore era solare e solo questi signori hanno deciso il contrario. L’arbitro era posizionato benissimo e poteva decidere da solo, ma tant’è che dopo ben tre minuti hanno ripreso il gioco con un nulla di fatto. Chissà se fosse capitato al nostro caro “amico parruccone” come sarebbero venuti in mente i suoi tanto decantati retropensieri. In questi casi, però, mi piace sottolineare che non vi è assolutamente uniformità di giudizio e, come diceva quel tale romano: “a chi je tocca nun s’è ngrugna.” Fortunatamente i ragazzi hanno continuato a giocare, sciorinando davvero delle belle trame d’insieme e su una di queste è scaturito l’assist di Lautaro per Bonny che è stato steso in area con la conseguente espulsione del giocatore gigliato e il sacrosanto rigore, che non poteva non essere assegnato. Ma in questi casi a noi tocca di tutto senza peraltro meravigliarci del contrario. Sul dischetto si presenta “sentenza Calha” che arrotonda il risultato e consolida la sua prestazione con una bellissima doppietta, cosa volere di più? Nulla, vogliamo che questi ragazzi giochino come sanno, senza che fattori esterni interferiscano negativamente nella nostra gara, non abbiamo bisogno di nessuno sappiamo il nostro valore e quello che possiamo dare per noi e i nostri tifosi. Ora l’attenzione è tutta rivolta al lunch-match di domenica 2 novembre in terra veneta contro l’Hellas Verona. Bisogna essere coerenti: possiamo essere noi i fautori del nostro destino. La nostra forza è la coesione di squadra e in queste giornate è venuta fuori in tutta la sua massima espressione. Fautore principe è stato Chivu, che è riuscito ad entrare nella mente dei ragazzi, facendo capire che bisogna lottare su ogni pallone e giocare con naturalezza. Così facendo, i risultati verranno certamente. Ripartiamo da quanto di buono è stato fatto, con la consapevolezza che l’Inter è fatto di uomini, iniziando dalla panchina, prima che di buoni e grandi giocatori. Nulla ci è precluso giocando come sappiamo da squadra! …Amala!!!!

Antonio Dibenedetto 

Vivere con questi colori nel cuore è stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter.

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Dov’è il regolamento?


Scritto Da il 27/Ott/2025

Dov’è il regolamento?

Ennesimo fatto strano che ci colpisce con sentenze e motivazioni che ci penalizzano ulteriormente; tutto ciò mi fa davvero pensare che il regolamento del gioco del calcio venga applicato in modo assistenziale, non è uguale per tutte le squadre che partecipano al campionato. Con l’episodio di sabato sera, davvero assurdo, sono ben tre le macchie e relative sconfitte che ci portiamo addosso, direi in maniera del tutto immeritata. Dopo solo otto giornate siamo qui a leccarci le ferite per “orrori” arbitrali di una classe di direttori di gara davvero inefficienti e il capo massimo cosa fa? Ci indora la pillola con motivazioni che paiono darci ragione, certo, ma oramai il danno è procurato in maniera irreversibile e cosa ci facciamo delle scuse di Rocchi? Un bel niente. Piccolo excursus. Seconda giornata: rigore concesso all’Udinese per un presunto fallo di mano di Dumfries, con il braccio che compie un movimento naturale mentre salta; in altre circostanze non è stato assegnato, invece a noi sì! Derby d’Italia, sconfitta rocambolesca con rete decisiva su intervento di Thuram su Bonny, con entrata sulla gamba e con il braccio largo che colpisce l’attaccante nerazzurro. Si era detto che il contatto era lieve e non punibile; in altre circostanze il gioco era stato fermato per molto meno, a noi invece tutto regolare. Terzo fattaccio con un assistente che si erge a protagonista, decidendo di essere il giustiziere e il depositario unico del regolamento del gioco del calcio. Vede un presunto fallo che il direttore di gara, appostato a meno di cinque/sei metri dall’azione, non sanziona, lasciando proseguire l’azione; invece, lui comunica un evidente fallo, solo per lui, peraltro, commesso ai danni di De Lorenzo, da una distanza tripla rispetto a quella dell’arbitro. Questo “occhio di lince” induce in errore se stesso e il direttore di gara, ma la cosa che mi fa più specie è che non interviene nessuno dalla sala VAR. È assurdo: se non riesci a sanare questi errori marchiani, a cosa servono tutte le tecnologie di questo mondo adottate? Sarà, ma i dubbi rimangono e sono ben documentati, e siamo solo all’ottava di campionato; figuriamoci nel proseguo cosa accadrà! Speriamo bene. Analizzando la gara di Napoli, appare evidente che la buona sorte ci sta girando le spalle, motivazione secondo la quale, nel primo tempo, per quello che si è visto in campo, se c’era una squadra che doveva e poteva passare in vantaggio, era sicuramente l’Inter. Diverse occasioni da rete, iniziando dall’occasione fallita da Lautaro, solo in area, che spara indosso al portiere un pallone che avrebbe dovuto infilare nel sacco; traversa di Bastoni su colpo di testa maestoso e infine palo di Dumfries. Queste le occasioni che ricordo a memoria, le più eclatanti, e il Napoli? Zero assoluto, il nulla in un primo tempo che comunque ha chiuso in un vantaggio ben confezionato da chi si dovrebbe ergere a giudice incondizionato di gara. Vomitevole come andamento di una gara in nostro possesso, che ci siamo lasciati sfuggire in malo modo; era l’occasione idonea per dare una spallata a chi si crede migliore, ma che di fatto è solo fortunato e palesemente aiutato dal palazzo. Certo, sono mie considerazioni, che vengono dallo sconforto per aver assistito a uno scempio del gioco più bello del mondo: quel calcio che oramai è smarrito e sarà difficile che possa riprendersi quella credibilità acquisita nei lustri precedenti. Nella ripresa, i ragazzi hanno cercato di rimettere in sesto una gara che da subito era parsa condizionata, subendo il secondo e il terzo gol in maniera del tutto sciagurata, con una concentrazione oramai persa in maniera inesorabile, grazie anche alle veementi e riprovevoli azioni esercitate da chi si era accorto che la squadra avversaria stava giocando meglio. Il suo diktat era quello, di fatti sempre esercitato in panchina, di far innervosire i giocatori avversari con gesti e commenti sopra le righe. Il “parruccone” questa volta non si è presentato in conferenza stampa elencando i suoi fatidici retropensieri, perché dopo tutto la gara era stata vinta, ma stare zitto non è nel suo DNA. Questa volta ha attaccato un dirigente (il presidente Marotta) che si era presentato ai microfoni denunciando un abuso e il conseguente marchiano errore compiuto ai danni dell’Inter. Lui però ha la memoria corta, non ricorda che il suo presidente di esternazioni ne ha fatte e di più gravi, non ricorda quando era all’Inter e ha dichiarato che sarebbe stato più giusto che in conferenza stampa, tal volta si presentassero anche i dirigenti, non ricorda del malessere che l’ha colpito quando esternò nei confronti dei dirigenti della sua amata Juve, che non ci si presenta al ristorante dove si paga 100 euro con dieci euro in tasca, lamentando che gli avessero comprato i calciatori che lui voleva, non si ricorda l’ultima esternazione nei confronti del suo presidente, accusandolo di avergli acquistato troppi giocatori e di non riuscire a inserirli nella sua squadra. Quindi, tutto ciò cosa fa capire? Che questo soggetto è solo un sopravvalutato, saccente, ma che in definitiva, dove non arriva con il gioco del calcio, ci arriva con le sue continue lamentele, e una dialettica che i giornalai non riescono a scalfire, essendo, sicuramente compiacenti con il suo credo. Caro Conte, le lacrime vanno essere versate per fatti concreti e veri e non per presunti torti subiti; ci vuole ben altro. Un consiglio: prendi esempio da chi ama questo sport. Chivu, al tuo cospetto, è davvero un gran signore, mentre tu… meglio se non mi pronuncio e tengo per me quelle che sono le mie considerazioni sul tuo conto. Ora cerchiamo di archiviare la nefasta gara di sabato e proiettiamoci nel turno infrasettimanale. Oggi sono state diramate le convocazioni; ebbene, ho avuto altri retropensieri che mi sono balenati nella mente immediatamente alla lettura delle designazioni. Oramai non mi fido più dei direttori di gara; hanno sempre qualcosa che li fa diventare artefici di decisioni che possono arrecarti danno oppure agevolarti. Io voglio che ci sia equità; mi rendo conto che però questo è un discorso puramente utopistico, ma mi piace credere che prima o poi sarà attuato. Ritornando alla gara infrasettimanale contro i viola, è stata affidata al “milanista” Sozza, colui il quale ne ha fatte di tutti i colori quando ci ha arbitrato nella fase finale della Supercoppa vinta dal Milan. Quindi possiamo stare sicuri e certi di poterci giocare la gara al meglio delle nostre possibilità? Io me lo auguro vivamente. Certo, noi siamo l’Inter e siamo abituati a lottare sempre contro tutti e tutto. …Amala!!!!

Antonio Dibenedetto

Vivere con questi colori nel cuore è  stata da sempre la mia prerogativa. Oltre non c’è nulla: solo l’Inter. 

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